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Editoriali

Costa tenta il colpo contro i termovalorizzatori

Redazione

La norma nella bozza del collegato ambientale. Ma per trattare i rifiuti servono più impianti, non meno capacità 

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C’è un articolo piccolo piccolo, tra gli oltre cento che compongono la bozza del collegato ambientale, che mette in discussione un tassello del puzzle che compone il sistema di smaltimento rifiuti in Italia. Questo tassello sono i termovalorizzatori, a proposito dei quali il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha più volte espresso la sua contrarietà. Ma se finora Costa si è limitato a rilasciare dichiarazioni sulla possibilità di costruirne di nuovi, un’idea “folle e irresponsabile”, questa volta sul tavolo c’è una norma di due righe che coinvolge anche gli impianti in funzione.

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C’è un articolo piccolo piccolo, tra gli oltre cento che compongono la bozza del collegato ambientale, che mette in discussione un tassello del puzzle che compone il sistema di smaltimento rifiuti in Italia. Questo tassello sono i termovalorizzatori, a proposito dei quali il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha più volte espresso la sua contrarietà. Ma se finora Costa si è limitato a rilasciare dichiarazioni sulla possibilità di costruirne di nuovi, un’idea “folle e irresponsabile”, questa volta sul tavolo c’è una norma di due righe che coinvolge anche gli impianti in funzione.

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La modifica che si vuole introdurre con il disegno di legge, su cui dovrà attivarsi un confronto tra le forze politiche prima del voto in consiglio dei ministri, riguarda un aspetto tecnico, la saturazione del carico termico, introdotta nel 2014 dal decreto Sblocca Italia con lo scopo di utilizzare al meglio la capacità installata. Una norma di buon senso, accompagnata da una ricognizione del fabbisogno impiantistico, cioè un elenco di 12 impianti da costruire con cui il governo ha tentato (invano) di spronare le regioni a rendersi autonome nello smaltimento dei rifiuti.

  

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Oggi Costa vorrebbe non solo impedire la costruzione di nuovi inceneritori, ma anche ingessare il funzionamento di quelli esistenti. Con l’abrogazione di quel passaggio dello Sblocca Italia, uno degli effetti sarebbe quello di ridurre la capacità degli impianti che dopo il 2014 hanno ottenuto un aumento dei volumi di rifiuti da trattare per produrre energia al massimo del carico termico possibile. Tra questi, l’impianto di Torino, che ha ottenuto circa 100mila tonnellate in più, sollevando in parte la quota di rifiuti destinati in discarica e tamponando le emergenze delle regioni limitrofe (senza tuttavia riuscire a rendere il Piemonte autosufficiente). D’altra parte, a corredo di questa norma non si vede il disegno complessivo, ammesso che ci sia. Frenare l’attività dei termovalorizzatori non farà diminuire la produzione di rifiuti, né lo farà sostenere la vendita di prodotti sfusi, altra misura contenuta nel collegato. Per evitare nuova monnezza per strada non è il caso di creare problemi, ma di cercare soluzioni.

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