PUBBLICITÁ

Cdp investa sulle opere pubbliche se l’Italia vuole il rimbalzo

Renzo Rosati

“Restituire alla Cassa il suo ruolo originario anziché impiegarla come Iri”. Un’idea dei costruttori. Parla Rebecchini

PUBBLICITÁ

Roma. Mille giorni per un contratto Anas, 94 miliardi di lavori “di emergenza” senza gara. Tra questi due estremi oscillano le contraddizioni dei decreti Rilancio e Semplificazioni. Il primo in attesa di chiarimenti sulle norme attuative ministeriali, il secondo da convertire in legge ad autunno. Il settore più coinvolto è ovviamente l’edilizia, non solo le grandi infrastrutture ma anche le opere urbane e minori. E l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori si sente presa tra l’incudine delle lungaggini pubbliche tipo Anas e della burocrazia ministeriale, e una deregulation che può mettere fuori gioco le imprese minori, oltre a contraddire le regole della concorrenza.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Mille giorni per un contratto Anas, 94 miliardi di lavori “di emergenza” senza gara. Tra questi due estremi oscillano le contraddizioni dei decreti Rilancio e Semplificazioni. Il primo in attesa di chiarimenti sulle norme attuative ministeriali, il secondo da convertire in legge ad autunno. Il settore più coinvolto è ovviamente l’edilizia, non solo le grandi infrastrutture ma anche le opere urbane e minori. E l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori si sente presa tra l’incudine delle lungaggini pubbliche tipo Anas e della burocrazia ministeriale, e una deregulation che può mettere fuori gioco le imprese minori, oltre a contraddire le regole della concorrenza.

PUBBLICITÁ

  

“Sia chiaro che non intendiamo ostacolare il governo né arroccarci nel lobbying” dice al Foglio Nicolò Rebecchini, presidente dell’Acer che riunisce i costruttori romani. “Il nostro settore rappresenta in modo diretto il 5 per cento del Pil, proporzione che era doppia nel 2008-2009. E che coinvolge in modo circolare l’80 per cento della produzione nazionale, dalle piastrelle ai cavi ai mobili alle installazioni tecnologiche, ecologiche, domotiche. Oltre alle ricadute sul lavoro, dove agisce in maniera anticiclica, e che non si è mai fermato neppure nel lockdown”. Rebecchini considera “sostanzialmente positivo il decreto Semplificazioni, che potrebbe funzionare meglio se oltre ad alleggerire la responsabilità erariale dei funzionari si sfrondassero direttamente le migliaia di leggi e regolamenti a monte. Inoltre bisogna, come un tempo, rimettere al centro la progettazione, perché i progetti sono il cuore e la garanzia delle costruzioni. Invece si perde molto tempo nei preliminari politici, a cominciare dalla famose conferenze dei servizi e tra stato e regioni”. Tuttavia è appunto la deregulation a preoccupare un settore di circa 20 mila imprese. “Si prevedono bandi per importi di opere dai 5,2 milioni, la soglia europea, all’infinito, derogando temporaneamente dalle regole comunitarie. Il che significa che 94 miliardi di lavori pubblici e privati potranno essere dati ad affidamento diretto, però dopo aver definito a livello politico quali siano queste opere. Sarebbe molto meglio e più rispettoso del mercato sfrondare la fase di dibattito politico, e poi prevedere una manifestazione d’interesse per coloro che vogliono partecipare, tra le quali l’amministrazione pubblica sceglierà quelle che ritiene idonee. Tutto questo dopo aver posto tempi perentori e certi per la fase a monte della gara d’appalto”. Un esempio pratico di questa contraddizione è, secondo Rebecchini, il piano infrastrutturale presentato da Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture. “Con la quale il rapporto è buono, sennonché si è trovata ad ereditare i cantieri promessi dalle ultime tre leggi finanziarie, dal governo di Matteo Renzi in poi, che valgono 39 miliardi in 15 anni, già stanziati ma non ancora disponibili. Perché non utilizzarli, in attesa del Recovery fund, tramite la Cassa depositi e prestiti, remunerandola, come anticipazioni agli enti locali affinché facciano velocemente partire opere di manutenzione pubblica del territorio?”.

   

PUBBLICITÁ

Il rischio è di deludere nuovamente le attese e Rebecchini cita due esempi che conosce da vicino: “L’autostrada Roma-Latina, valore 1,7 miliardi, e la linea C della metropolitana della capitale. Per la prima manca la progettazione, per la seconda non ci sono letteralmente i fondi. Ci fa piacere che siano state rimesse in moto verso piazza Venezia le talpe sepolte al Colosseo. Ma su che basi Virginia Raggi annuncia il raggiungimento di piazzale Clodio?”. I soldi scarseggiano e Rebecchini è tra coloro che utilizzerebbe in maniera estesa, e possibilmente intelligente, tutti i fondi europei, Mes compreso. E che si dice per nulla scandalizzato dalle obiezioni olandesi e scandinave: “La credibilità non è un diritto acquisito, non la si ottiene battendo i pugni sul tavolo. Se noi fossimo nei panni dell’Olanda agiremmo come loro, esattamente come facemmo con i conti truccati della Grecia e con i privilegi di quel popolo. Solidarietà a parte, s’intende”. Ma intanto quali sono un paio di idee concrete? “La prima: restituire alla Cdp il suo ruolo originario di finanziatore, e ancor più investitore, in opere pubbliche e private locali, anziché impiegarla come Iri, anzi come Gepi per aziende in crisi. La seconda: l’Italia è l’unico paese evoluto nel quale l’edilizia urbana non è di sostituzione, ma di ristrutturazione. Se volessimo bonificare l’area intorno alla stazione Termini, il famigerato ballatoio di via Giolitti, ci troveremmo contro un paio di sovrintendenze. Oltre a comitati Nimby di ogni sorta”.

PUBBLICITÁ