PUBBLICITÁ

Che fine ha fatto il nuovo Mes?

David Carretta

È una domanda che ci porremo tutti molto presto, soprattutto le banche

PUBBLICITÁ

Bruxelles. La riforma del trattato del Meccanismo europeo di stabilità, uno dei temi che aveva lacerato il governo e la politica italiana per tutto l'inverno, è stata dimenticata a causa dell'emergenza del coronavirus e oscurata dagli scontri e dalle esitazioni sulla possibilità di fare ricorso alla linea di credito messa a disposizione dal fondo salva-stati per la pandemia. Ma il tema della firma dell'Italia al nuovo Mes rischia di tornare alla ribalta nelle prossime settimane, perché il rifiuto del governo di dare il via libera definitivo al nuovo trattato mette in pericolo uno dei pilastri dell'unione bancaria, proprio nel momento in cui le banche potrebbero ritrovarsi in stato di necessità per l'impatto del Covid-19. “Abbiamo parlato per molto tempo della forma che il Mes doveva prendere. Abbiamo reso il backstop possibile. Ciò che abbiamo deciso due anni fa deve diventare realtà”, ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, venerdì al termine del primo Ecofin sotto sua presidenza, a un giornalista che gli chiedeva se l'Italia dovesse firmare il nuovo trattato. “La mia preoccupazione è che data l'attuale situazione il Mes debba finalmente essere adeguato allo scopo”, ha spiegato Scholz. Causa impatto economico del Covid-19, crediti deteriorati ed erosione dei requisiti di capitale sono destinati a tornare la norma per le banche, dopo la grande pulizia effettuata dal 2013 in poi. In questo contesto, il Mes come backstop del Fondo di risoluzione unico potrebbe diventare un'urgenza impellente. “Dobbiamo essere sicuri che sia capace di agire”, ha avvertito Scholz.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Bruxelles. La riforma del trattato del Meccanismo europeo di stabilità, uno dei temi che aveva lacerato il governo e la politica italiana per tutto l'inverno, è stata dimenticata a causa dell'emergenza del coronavirus e oscurata dagli scontri e dalle esitazioni sulla possibilità di fare ricorso alla linea di credito messa a disposizione dal fondo salva-stati per la pandemia. Ma il tema della firma dell'Italia al nuovo Mes rischia di tornare alla ribalta nelle prossime settimane, perché il rifiuto del governo di dare il via libera definitivo al nuovo trattato mette in pericolo uno dei pilastri dell'unione bancaria, proprio nel momento in cui le banche potrebbero ritrovarsi in stato di necessità per l'impatto del Covid-19. “Abbiamo parlato per molto tempo della forma che il Mes doveva prendere. Abbiamo reso il backstop possibile. Ciò che abbiamo deciso due anni fa deve diventare realtà”, ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, venerdì al termine del primo Ecofin sotto sua presidenza, a un giornalista che gli chiedeva se l'Italia dovesse firmare il nuovo trattato. “La mia preoccupazione è che data l'attuale situazione il Mes debba finalmente essere adeguato allo scopo”, ha spiegato Scholz. Causa impatto economico del Covid-19, crediti deteriorati ed erosione dei requisiti di capitale sono destinati a tornare la norma per le banche, dopo la grande pulizia effettuata dal 2013 in poi. In questo contesto, il Mes come backstop del Fondo di risoluzione unico potrebbe diventare un'urgenza impellente. “Dobbiamo essere sicuri che sia capace di agire”, ha avvertito Scholz.

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

La bozza di riforma del trattato Mes è pronta già dal dicembre 2019. Per l'Italia, con il suo fragile sistema bancario, il backstop per il Fondo di risoluzione unico è particolarmente importante. Pier Carlo Padoan prima e Giovanni Tria poi hanno negoziato il testo in stretta collaborazione con Bankitalia, senza sollevare critiche sostanziali da parte delle forze politiche, tanto più che i due ministri avevano evitato l'introduzione di misure contrarie agli interessi dell'Italia. Quando Roberto Gualtieri ha ereditato il dossier nel settembre dello scorso anno è partita un'intensa campagna della Lega - in primis il senatore Alberto Bagnai - a cui si sono subito accodati Fratelli d'Italia e soprattutto il Movimento 5 stelle. Attorno alla modifica delle regole sulle Cacs - le clausole di azione collettiva in caso di ristrutturazione del debito già previste dal Mes prima versione - è stata montata una falsa narrazione sull'Italia obbligata a ristrutturare il debito e l'Europa pronta a mettere le mani nelle tasche degli italiani.

 

 

I tentativi di riportare la classe politica - e in particolare il M5s al governo - alla ragione sono stati inutili. In un'audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue della Camera il 4 dicembre, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha ricordato che la riforma del trattato del Mes serve a "fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, Srf) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie". Il Fondo di risoluzione unico è alimentato dai contributi delle banche e sarà a pieno regime solo nel 2024. "Le risorse finanziarie private a disposizione del Fondo potrebbero risultare insufficienti nel caso di una crisi sistemica", ha spiegato Visto: il backstop fornito dal Mes introduce "la possibilità di prestarvi sostegno nel caso in cui le sue risorse non siano sufficienti a finanziare gli interventi che deve porre in essere". I negoziati tecnici e politici erano chiusi e la firma prevista per marzo-aprile. Ma, di fronte alla minaccia di un voto parlamentare contrario per il ritorno all'alleanza anti Mes Lega-M5s, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha preferito rinviare. Così a febbraio, prima che colpisse la pandemia di coronavirus, Gualtieri ha chiesto all'Eurogruppo altro tempo.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Il Covid-19 ha ibernato la decisione dell'Italia sulla firma sul nuovo trattato Mes, anche se Conte e Gualtieri oggi si ritrovano davanti allo stesso rischio di implosione della maggioranza sul ricorso alla linea di credito per la pandemia. Nel frattempo, però, l'impatto economico del Covid-19 colpisce anche altri e i partner iniziano a irritarsi perché le indecisioni italiane potrebbero far venire meno lo scudo del backstop anche per le loro banche. Già all'Eurogruppo di giugno alcuni stati membri avevano sollevato inutilmente la questione. Come dimostrano le parole di Scholz, i partner vogliono che il backstop possa essere al suo posto nel 2021. "Ci sono alcune sensibilità nazionali sulla ratifica del trattato Mes. Non ho informazioni che queste sensibilità siano scomparse, ma spero che possano essere superate nell'immediato futuro perché (il nuovo trattato Mes) è parte necessaria dell'unione bancaria", spiega al Foglio una fonte Ue. Con un paradosso: se si vuole una rete di sicurezza comune, l'Italia dovrà comunque firmare il nuovo Mes. “Anche per l'entrata in funzione del backstop nel 2024, sarà necessario ratificare il trattato Mes”, dice la fonte.

PUBBLICITÁ