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Gli industriali del nord chiedono a Conte meno fuffa e più Colao

Luciano Capone

Bene sulle infrastrutture, ma all’Italia servono visione e concretezza. "Troppi decreti che restano senza attuazione. Con bonus e sussidi non si va avanti". Parlano Mondini, Gay e Vescovi

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Roma. Per il governo il punto più caldo dei rapporti tesi con le imprese è la Liguria, non solo per il ponte Morandi ma soprattutto per la paralisi della rete autostradale, dovuta a una nuova procedura di controllo delle gallerie. Una situazione talmente critica da spingere il governatore Giovanni Toti a minacciare una richiesta di risarcimento danni al governo. “Chi non vive sul territorio non ha idea della gravità della situazione: non arrivano rifornimenti alle imprese, il turismo è in ginocchio, il porto rischia di perdere clienti e la Liguria credibilità – dice al Foglio il presidente di Confindustria Genova Giovanni Mondini –. Per le aziende i danni possono essere superiori al crollo del ponte Morandi”. Il caos è dovuto a un nuovo protocollo per verificare la sicurezza delle gallerie. “L’intento è giustissimo, ma la procedura è folle. E’ stata cambiata all’improvviso, a fine maggio, e non consente alcuna programmazione, sono settimane che si va avanti così. Se si introduce un nuovo metodo e si vede che non funziona bisogna fermarsi e ragionare”.

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Roma. Per il governo il punto più caldo dei rapporti tesi con le imprese è la Liguria, non solo per il ponte Morandi ma soprattutto per la paralisi della rete autostradale, dovuta a una nuova procedura di controllo delle gallerie. Una situazione talmente critica da spingere il governatore Giovanni Toti a minacciare una richiesta di risarcimento danni al governo. “Chi non vive sul territorio non ha idea della gravità della situazione: non arrivano rifornimenti alle imprese, il turismo è in ginocchio, il porto rischia di perdere clienti e la Liguria credibilità – dice al Foglio il presidente di Confindustria Genova Giovanni Mondini –. Per le aziende i danni possono essere superiori al crollo del ponte Morandi”. Il caos è dovuto a un nuovo protocollo per verificare la sicurezza delle gallerie. “L’intento è giustissimo, ma la procedura è folle. E’ stata cambiata all’improvviso, a fine maggio, e non consente alcuna programmazione, sono settimane che si va avanti così. Se si introduce un nuovo metodo e si vede che non funziona bisogna fermarsi e ragionare”.

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La Liguria, anche per la fragilità del suo territorio, ha un rapporto complicato con le infrastrutture. Su questo punto però ci sono alcuni segnali positivi da parte del governo, con lo sblocco delle grandi opere previsto dall’ultimo decreto. “La cosa più importante è che nell’elenco delle opere prioritarie, quelle che interessano la Liguria ci sono tutte: dalla diga foranea alla Gronda e al Terzo Valico, sia le linee viarie che ferroviarie”, dice Mondini. “Bisogna però leggere il testo sulla parte realizzativa, se ci sarà cioè una velocizzazione che non riguarda solo le gare ma principalmente l’iter autorizzativo. Ma proprio il modello Genova ci ha insegnato che se qualcosa si vuole fare si può fare, ma dovrebbe essere la normalità e non una cosa straordinaria”. Una cosa straordinaria è il fatto che non sembrano esserci quelle voci contrarie alla infrastrutture, come i No Gronda. “Questa è forse una vera svolta culturale, anche se bisogna aspettare un po’ per capire se quella componente ideologicamente contraria non c’è più. In ogni caso è importante che Conte abbia annunciato la Gronda, che sappiamo essere ostaggio della revoca della concessione. Oggi paghiamo il conto di non averla fatta prima”.

 

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Le critiche degli industriali al governo non riguardano tanto le idee, ma la mancanza di una concretezza resa necessaria dalla situazione di emergenza. “Siamo tutti d’accordo che il punto principale sia dare priorità alle imprese e al lavoro, ma credo anche che sia arrivato il momento di avere execution: dire cosa si fa, ma soprattutto fare cosa si dice. Perché i tempi dell’economia non sono i tempi della politica”, afferma Marco Gay, nuovo presidente di Confindustria Piemonte. Il governo in questi mesi ha realizzato diversi provvedimenti e messo in campo molte risorse. “Siamo partiti con il decreto ‘cura Italia’, poi ‘Rilancio’, ‘Liquidità’, piano Colao… sono ormai quattro mesi che ci sono annunci e non accadono le cose, su tanti aspetti siamo rimasti ai titoli di giornale. Anche nel decreto ‘Semplificazioni’ c’è tanto, ma deve diventare esecutivo”. Insomma, volete i soldi. “Non è così, ci sono tante cose su cui siamo fermi che non riguardano direttamente l’industria ma il paese, come digitalizzazione, infrastrutture, sanità e scuola. Con i sussidi e i bonus non si va avanti”.

 

Gli industriali, capeggiati da Carlo Bonomi, sembrano ormai in aperto contrasto con il governo. “Contrasto è una parola forte, in questo momento ci viene addebitato un ruolo di opposizione politica che non ci appartiene”, dice al Foglio Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza. “Noi siamo critici sulla gestione concreta delle cose, non è peraltro un atteggiamento diverso da quello che avevamo con il governo precedente. vittima degli stessi difetti di questo: il tornindietrismo e la distribuzione di risorse a pioggia”. Non vi è piaciuto neppure il piano Colao? “E’ un punto di partenza importante, che mi aveva stupito per la concretezza, il buonsenso e la visione strategica anche se ad esempio mancava la scuola, che per noi è centrale. E’ però un piano con una visione, fatto da un grande manager. Ma che fine ha fatto? Titoli, flash e poi archiviato. E’ come il piano Cottarelli. Chiamiamo i migliori, ma poi andiamo avanti come prima”. Bonomi ha siglato con la Confindustria olandese una dichiarazione comune a sostegno del Recovery fund, che ne pensate della trazione antieuropeista e anti-tedesca dell’opposizione? “Noi abbiamo un legame profondo con i corpi intermedi degli altri paesi, abbiamo un rapporto simbiotico, siamo nella stessa catena del valore europea. E la Merkel lo ha capito benissimo. Da noi i politici si inseguono gli istinti populisti”.

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