
Il ministro del Lavoro Catalfo (M5s), col premier Conte e il ministro dell'Economia Gualtieri (foto LaPresse)
Sul decreto Dignità il governo preferisce il "piano Catalfo" al "piano Colao"
La proroga dei contratti a termine, prevista nel Dl Rilancio, salta. Pd e M5s, per non scontentare Di Maio, sacrificano l’occupazione sull’altare della propaganda grillina
-
Come superare il blocco dei licenziamenti e il decreto dignità
-
Senza cambiare il decreto “Dignità” non ci sarà alcuna ripartenza
-
Così il governo certifica che il reddito di cittadinanza è stato un fallimento
-
Il peccato originale del reddito di cittadinanza
-
Italia senza lavoro ma con Dignità
-
Gli industriali del nord chiedono a Conte meno fuffa e più Colao
-
L'ascesa irresistibile di Gualtieri. Da ministro a quasi premier
-
Lavorare meno, pensionare prima. Le idee fisse e sbagliate della Catalfo
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri era sicuro di farcela, in fondo sospendere il “causalone” del decreto Dignità in una fase di crisi economica e di crollo vertiginoso dei contratti a termine è una scelta di buonsenso. Era già consentita una proroga dei contratti in scadenza durante il lockdown fino al 30 agosto, ma “è ragionevole pensare sia più sensato allungarla ulteriormente, fino alla fine di dicembre”, diceva il ministro in tv. D’altronde era anche uno dei punti su “occupazione e ripartenza delle imprese” del cosiddetto piano Colao, voluto e annunciato in pompa magna dal premier Conte: “Consentire (in deroga temporanea al decreto Dignità) il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza almeno per tutto il 2020”. Almeno. E invece niente, ha vinto di nuovo il M5s.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
-
- Luciano Capone
Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali