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Stati generali delle tasse

“Pagare meno, pagare tutti”. Parla il capo dell'Agenzia delle entrate

Giuseppe De Filippi

È ora di cogliere la grande sfida dei “margini fiscali impensabili”, ci dice Ruffini. “Riordinare le norme esistenti, eliminare quelle inutili. E basta terrorizzare”

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Roma. Si è aperta ieri nel primo pomeriggio, senza il clamore sgangherato dei clic day, la finestra di 60 giorni in cui artigiani e piccoli imprenditori con compensi fino a 5 milioni di euro e che hanno subìto un calo di fatturato in aprile rispetto all’aprile dell’anno precedente possono richiedere il contributo di sostegno al reddito. La novità dell’operazione è che tutto viene gestito dall’Agenzia delle entrate. La battuta sul cambio di ruolo, con specializzazione sulle uscite, è stata fatta a ripetizione, ma resta un fatto rilevante, che anche il direttore Ernesto Maria Ruffini rimarca con soddisfazione. “E’ la prima volta che ci occupiamo di trasferimenti a cittadini non in forma di rimborsi fiscali”, ci dice.

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Roma. Si è aperta ieri nel primo pomeriggio, senza il clamore sgangherato dei clic day, la finestra di 60 giorni in cui artigiani e piccoli imprenditori con compensi fino a 5 milioni di euro e che hanno subìto un calo di fatturato in aprile rispetto all’aprile dell’anno precedente possono richiedere il contributo di sostegno al reddito. La novità dell’operazione è che tutto viene gestito dall’Agenzia delle entrate. La battuta sul cambio di ruolo, con specializzazione sulle uscite, è stata fatta a ripetizione, ma resta un fatto rilevante, che anche il direttore Ernesto Maria Ruffini rimarca con soddisfazione. “E’ la prima volta che ci occupiamo di trasferimenti a cittadini non in forma di rimborsi fiscali”, ci dice.

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Sui conti correnti personali, e con istruttoria limitata, arriveranno i bonifici targati Agenzia delle entrate, Ruffini promette dieci giorni medi di tempo tra domande accettate e erogazione del pagamento e propone un nuovo rapporto tra stato e cittadini. L’esperimento cambia due cose finora intoccabili nell’amministrazione pubblica italiana. Il riconoscimento di un diritto viene messo a disposizione di chi lo richiede eliminando al massimo possibile le intermediazioni spurie di tipo burocratico, insomma il potere di più uffici sul rallentamento o accelerazione di un’operazione. E succede anche per la prima volta che un pezzo di amministrazione, tra l’altro un’agenzia, quindi ancor più dotata di specializzazione, venga indirizzato verso un compito diverso dall’ordinario, innovativo, e questo non scatena proteste né ha necessitato di chissà quali trattative. Il sistema informatico dell’Agenzia delle entrate è il più organizzato e il più efficiente dello stato italiano. E questo esercizio fuori dalle loro competenze ordinarie per Sogei e Agenzia delle entrate significa aprire nuovi possibili sviluppi che potremo vedere applicati nel prossimo futuro, anche per il ripensamento in corso di tutta la politica economica.

 

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La tragedia del coronavirus – ci dice Ruffini – ha aperto la strada a margini fiscali impensabili”. Quindi grandi cambiamenti sono possibili e per questi Ruffini suggerisce un doppio binario. Parte dalla lettura del presente, perché “a forza di sovrapposizioni il sistema è diventato iniquo e ha perso la progressività che ad esso imporrebbe la Costituzione”. Ricorda Ruffini i numeri spaventosi dell’evasione fiscale e contributiva italiana, ma non per farne un mostro invincibile, anzi, con un certo ottimismo sulle possibilità di ridurla, “con una seria riforma pagheremmo meno e pagheremmo tutti”. Il doppio approccio è fatto di lavoro magari oscuro ma utilissimo per rimettere ordine nelle norme accumulate e assieme alla preparazione della riforma. “Bisognerebbe – dice – anzitutto riordinare le norme esistenti, eliminare quelle inutili, raccogliere le sette-ottocento leggi e decreti in materia tributaria, magari attraverso un testo unico. Una volta fatto questo si può passare a una versa riforma, l’ultima risale ormai a cinquanta anni fa”.

   

Come dire che tutto lo sfrenato, a parole, riformismo fiscale degli ultimi decenni non ha prodotto nulla di utile, tranne una micidiale sovrapposizione di norme e una terribile confusione regolatoria. Ci siamo accapigliati in invenzioni di nuove tasse e nell’inseguimento di specifiche categorie di evasori, ci siamo deliziati e corteggiati con la concessione di centinaia di esenzioni e favori mirati, anzi miratissimi, smontando la progressività e creando ingiustizie. E abbiamo discusso di riforme, immaginando flat tax o tre aliquote o spostamenti dal reddito ai consumi, abbiamo terrorizzato l’Italia e i mercati con una sfilza di patrimoniali immaginarie o di interventi estemporanei, magari poco rilevanti, ma memorabili.

  

Tutto questo senza aver fatto una riforma del fisco in grado di riordinare le cose integralmente. Ma ora ci sono quei “margini fiscali impensabili”. Sono stati l’occasione per esercitarsi sulle uscite, sui trasferimenti, potrebbero essere anche il momento per realizzare il miracolo atteso da 50 anni. Lo stravolgimento della politica economica con i nuovi afflussi dal bilancio europeo è una macchina generatrice di riforme. Il fisco non può starne fuori.

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