Il bivio del Monte tra stato e mercato

Redazione

L’inatteso via libera della Vestager scalda la partita sul futuro della banca

Peccato che Marco Morelli non abbia fatto in tempo a godersi i frutti del lavoro svolto come amministratore delegato di Monte dei Paschi dai tempi della “nazionalizzazione” nel 2016. La sua uscita, volontaria, dalla banca pubblica è coincisa con un’accelerazione del piano a lungo discusso con l’Unione europea per una “scissione” del Monte: da una parte la bad bank con quasi 10 miliardi di crediti deteriorati e dall’altra la banca “core” pronta per diverse soluzioni. Il “conforto” dato dalla commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager alle autorità italiane circa la creazione della bad bank si tradurrà ben presto in un sostanziale rimescolamento della struttura aziendale.

 

Secondo alcuni analisti, questo inatteso allentamento da parte di Bruxelles è dettato dalla necessità di mettere la banca senese nelle condizioni di erogare credito all’economia reale in questa fase di emergenza favorendo lo scorporo dell’enorme quantità di crediti deteriorati. Una necessità che casca a fagiolo nella prospettiva di un’integrazione di Mps con un’altra banca e dell’uscita del Mef dal capitale. Toccherà al nuovo amministratore delegato, Guido Bastianini, traghettare la banca verso nuovi lidi tenendo conto di tutte le possibili alternative e delle diverse “sensibilità” tra le forze della maggioranza di governo su questo tema.

 

Non tutti a Palazzo Chigi, infatti, sembrano convinti che il destino di Mps sia il ritorno sul mercato. E’ di qualche giorno fa la proposta avanzata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mario Turco, di affidare a una banca pubblica il compito di sostenere la ripresa economica dell’Italia che di qui a breve si troverà a gestire le risorse del Recovery fund. Tale istituto potrebbe sia affiancare il Tesoro nel collocamento dei titoli di stato sia fare da supporto nelle politiche di investimento pubbliche e private (nelle aziende). Insomma, una sorta di braccio finanziario del governo. Un’idea che se si facesse largo per delineare il futuro di Mps dovrebbe confrontarsi con gli investitori privati della banca i quali, invece attendono l’uscita dello stato nel 2021.

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