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Brunello Cucinelli, o la forza “giusta e garbata” della ripresa

Fabiana Giacomotti

Nessun licenziamento, stessi salari del 2019, nessuna richiesta di sconto ai fornitori. Un’isola nel mondo del lusso

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Milano. A ogni gelata del mercato, viene da mettersi nei panni degli azionisti della Brunello Cucinelli spa, che immancabilmente vedono anteporre i dipendenti e il benessere dell’azienda all’assegnazione dei dividendi e senza neanche aver modo di ribattere, perché al momento di far passare il proprio volere, il “sire di Solomeo “ (copyright The New Yorker) modula la voce su quello speciale, riconoscibilissimo registro flautato che anticipa la distillazione di una massima filosofica, cita le regole tardo-medievali del “mercante onorevole”, evoca il “giusto prezzo”, si rifà a sant’Agostino quando si rivolge a Dio che “manda il dolore come maestro” e mette tutti nell’angolo perché vorrai mica metterti a confutare un Padre della Chiesa. Finora nessuno è rimasto deluso visto che, negli otto anni dalla quotazione, le azioni dell’azienda umbra del cashmere si sono apprezzate di qualche decimale in più del 300 per cento; però è un fatto che il patron non abbia disatteso di una virgola quello che annunciò al momento dell’Ipo, e cioè che avrebbe perseguito una “crescita giusta e garbata”, dunque senza premere sull’acceleratore dei ricavi a scapito di altre voci, prima di tutte, appunto, le risorse umane. Nel road show virtuale che ha anticipato l’annuncio della trimestrale, un paio di settimane fa, Brunello Cucinelli ha dunque annunciato che il periodo si era chiuso con un leggero calo dei ricavi netti (il 2,3 per cento), che l’azienda aveva ripreso a pieno ritmo e per di più con un progetto sperimentale di monitoraggio sanitario quotidiano del Covid-19 sviluppato con l’Università di Perugia a cui avevano aderito mille dipendenti (solo tre positivi asintomatici; l’aria buona e la morfologia protetta dell’Umbria evidentemente aiutano), che il sessanta per cento del tempo sarebbe stato dedicato alle strategie di sviluppo per il biennio 2021/2022, che non avrebbe licenziato nessuno garantendo lo stesso salario dello scorso anno e che non avrebbe chiesto un centesimo di sconto ai propri fornitori e referenti. La Brunello Cucinelli spa ha circa duemila dipendenti e cinquemila collaboratori, quasi tutte micro-aziende familiari e piccoli laboratori sparsi nella regione; un tessuto artigianale che il lockdown ha messo in seria difficoltà e che la stretta economica di alcune aziende committenti per mantenere i tassi di crescita pre-pandemici rischia di far chiudere.

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Milano. A ogni gelata del mercato, viene da mettersi nei panni degli azionisti della Brunello Cucinelli spa, che immancabilmente vedono anteporre i dipendenti e il benessere dell’azienda all’assegnazione dei dividendi e senza neanche aver modo di ribattere, perché al momento di far passare il proprio volere, il “sire di Solomeo “ (copyright The New Yorker) modula la voce su quello speciale, riconoscibilissimo registro flautato che anticipa la distillazione di una massima filosofica, cita le regole tardo-medievali del “mercante onorevole”, evoca il “giusto prezzo”, si rifà a sant’Agostino quando si rivolge a Dio che “manda il dolore come maestro” e mette tutti nell’angolo perché vorrai mica metterti a confutare un Padre della Chiesa. Finora nessuno è rimasto deluso visto che, negli otto anni dalla quotazione, le azioni dell’azienda umbra del cashmere si sono apprezzate di qualche decimale in più del 300 per cento; però è un fatto che il patron non abbia disatteso di una virgola quello che annunciò al momento dell’Ipo, e cioè che avrebbe perseguito una “crescita giusta e garbata”, dunque senza premere sull’acceleratore dei ricavi a scapito di altre voci, prima di tutte, appunto, le risorse umane. Nel road show virtuale che ha anticipato l’annuncio della trimestrale, un paio di settimane fa, Brunello Cucinelli ha dunque annunciato che il periodo si era chiuso con un leggero calo dei ricavi netti (il 2,3 per cento), che l’azienda aveva ripreso a pieno ritmo e per di più con un progetto sperimentale di monitoraggio sanitario quotidiano del Covid-19 sviluppato con l’Università di Perugia a cui avevano aderito mille dipendenti (solo tre positivi asintomatici; l’aria buona e la morfologia protetta dell’Umbria evidentemente aiutano), che il sessanta per cento del tempo sarebbe stato dedicato alle strategie di sviluppo per il biennio 2021/2022, che non avrebbe licenziato nessuno garantendo lo stesso salario dello scorso anno e che non avrebbe chiesto un centesimo di sconto ai propri fornitori e referenti. La Brunello Cucinelli spa ha circa duemila dipendenti e cinquemila collaboratori, quasi tutte micro-aziende familiari e piccoli laboratori sparsi nella regione; un tessuto artigianale che il lockdown ha messo in seria difficoltà e che la stretta economica di alcune aziende committenti per mantenere i tassi di crescita pre-pandemici rischia di far chiudere.

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“Si lavora mezz’ora in più tutti i giorni e anche il sabato mattina e quest’anno si farà vacanza solo una settimana ad agosto. Ma è ancora più importante la gentilezza, la disponibilità: siamo tutti spaventati e incerti, bisogna avere e infondere coraggio”, dice il patron dell’azienda umbra del cashmere

“Ma ti pare che chieda uno sconto del cinque per cento a gente che se va bene guadagna il quattro? Come può sopravvivere, a queste condizioni, l’eccellenza manifatturiera italiana che sbandieriamo di continuo?”, dice al telefono del grande ufficio bianco immacolato dove, in tempo di elezioni, lo scorso ottobre, il premier Conte si mise a palleggiare, mostrando doti inattese di attaccante. Il tono questa volta non è flautato, perché quando c’è di mezzo la “dignità del lavoro”, Cucinelli si inalbera o alternativamente si commuove come la ministra Teresa Bellanova: “Bisogna mantenere la parola data, speculare adesso è ignobile. Noi abbiamo chiesto un prestito alle banche e lo useremo per pagare il giusto, come deve essere”.

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La polemica attorno ai brand della moda che hanno fatto sfoggio di carità pubblica a favore di telecamere e di stampa qualificata per poi chiedere sconti impossibili ai façonisti su collezioni già consegnate a gennaio, nell’ambiente non si è ancora placata, e ogni giorno si raccontano nuove storie poco commendevoli. “Potremo fare tesoro di questo periodo solo se non volgeremo le spalle alla povertà”, osserva, ricordando quel 1963 in cui i campi non estesissimi della famiglia Cucinelli vennero devastati da una grandinata e i vicini che erano stati meno toccati dalla tempesta le regalarono venti balle di grano per aiutarla a ripartire. “Ci rimettemmo ad arare, con maggiore impegno”. Per due mesi, mentre gli ospedali italiani rischiavano il tracollo e la paura era un mostro impalpabile e vischioso che si infiltrava sotto le porte di casa, si è preso qualche giornata di tempo per scrivere una serie di lettere che ha inoltrato a collaboratori e amici. Chiedemmo di tradurci la prima, sul ritorno della primavera, per farla leggere ai nostri studenti in università. Ci rispose commossa via mail una ventenne di Mosca chiusa in casa che aveva trovato conforto nell’immagine del ritorno delle rondini mentre i suoi concittadini, sordi al pericolo, organizzavano grigliate in mezzo ai boschi.

 

La Brunello Cucinelli ha riaperto due settimane fa, dopo un lungo periodo di iato comprensivo di una settimana di lockdown anticipato e autonomo perché il fondatore, che aveva seguito l’andamento dell’emergenza attraverso i suoi dipendenti in Cina, era “preoccupato parecchio” e preferiva non dover mettere mano ai dispositivi sanitari acquistati in giro per il mondo, compresi alcuni respiratori che aveva importato un pezzo per volta e che nei giorni della grande emergenza sono stati messi a disposizione degli ospedali della zona. “Sai come dice Confucio: colui che non prevede le cose lontane si espone a infelicità ravvicinate”. Le centinaia di migliaia di mascherine accumulate nei magazzini stanno invece venendo utili adesso, insieme con una serie di regole ben precise e un obiettivo che Cucinelli ha condiviso con i dipendenti dal giorno uno della riapertura: “Si lavora mezz’ora in più tutti i giorni e anche il sabato mattina e quest’anno si farà vacanza solo una settimana ad agosto. Ma è ancora più importante la gentilezza, la disponibilità: siamo tutti spaventati e incerti, bisogna avere e infondere coraggio. Applicandoci al massimo, dovremmo aver recuperato una parte del tempo perduto per settembre”. A scopo di incentivo per l’applicazione del nuovo piano d’azione, il suo team gli ha fatto trovare un frustino di bambù sulla scrivania, cosa che l’ha molto divertito perché, da seguace della regola di san Benedetto perfino nella vita quotidiana (si alza alle quattro, in estate consuma l’ultimo pasto alla “ora nona”, cioè nel primo pomeriggio, fa molta attività fisica), Cucinelli sa anche di essere molto severo sui modi del lavoro nella sua azienda. Doveste mai entrare nei bagni riservati al team, scoprireste che ognuno ha il suo piccolo spazio personale per riporvi le proprie cose, come in un collegio o in un monastero. Niente cappotti buttati qui e là, zero bottiglie d’acqua di plastica in giro (solo brocche), e guai al turpiloquio o all’aggressività nei confronti di un collega. Si viene licenziati. Ora, l’attenzione ai dettagli è massima. Il mondo del lusso e della moda sta subendo forzatamente un cambiamento in termini di tempistiche di lavorazione e commercializzazione delle collezioni e di qualità dei capi che, pur rendendosi conto della deriva presa, non era stato capace di adottare negli ultimi quindici anni: “Non credo che si avrà meno voglia di acquistare o di soddisfare un desiderio”, osserva Cucinelli. “Si presterà però molta più attenzione ai modi in cui il capo è stato realizzato: luogo ed etica di produzione saranno sempre più rilevanti. Per fortuna”. Presenterà le nuove collezioni a Milano a fine luglio nella showroom alle spalle del parco Sempione. Fisicamente e di persona perché, dice, acquistare seta e cashmere senza valutare peso e “caduta” di un capo non è il genere di esperienza che intende proporre ai suoi compratori, business o finali che siano. Dunque, anche l’e-commerce è contenuto. “L’acquisto è un momento di condivisione, uno scambio, un rapporto fra persone. Che esperienza ti posso dare, consegnandoti un pacco?”.

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