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Il clima tossico sul prestito rischia di nuocere alla fusione Fca-Psa

Mariarosaria Marchesano

Esponenti della maggioranza chiedono a Fca di sospendere il maxi dividendo straordinario per l’intera durata del prestito. Ma queste risorse rappresentano un pilastro del progetto di fusione

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Milano. Il clima – tossico – in cui si sta svolgendo il dibattito sul prestito di 6,5 miliardi a Fca garantito quasi interamente dallo stato, sembra non tenere abbastanza conto dell’importanza strategica che la fusione tra la casa automobilistica italo-americana e il gruppo francese Psa riveste per l’Italia e per il mercato europeo dell’auto. Ieri due esponenti di Liberi e uguali, la senatrice Loredana De Petris e il capogruppo alla Camera Federico Fornaro, hanno detto che Fca deve chiarire in che modo intende utilizzare il prestito, quali investimenti ha in programma e garantire il rispetto dei tempi di pagamento della filiera dei subfornitori. E questo, in sostanza, allo scopo di sgomberare il campo dal dubbio che il finanziamento serva in realtà a Fca a garantirsi un plafond finanziario per la distribuzione del maxi dividendo da 5,5 miliardi di euro previsto per il 2021 nell’ambito della fusione con Peugeot.

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Milano. Il clima – tossico – in cui si sta svolgendo il dibattito sul prestito di 6,5 miliardi a Fca garantito quasi interamente dallo stato, sembra non tenere abbastanza conto dell’importanza strategica che la fusione tra la casa automobilistica italo-americana e il gruppo francese Psa riveste per l’Italia e per il mercato europeo dell’auto. Ieri due esponenti di Liberi e uguali, la senatrice Loredana De Petris e il capogruppo alla Camera Federico Fornaro, hanno detto che Fca deve chiarire in che modo intende utilizzare il prestito, quali investimenti ha in programma e garantire il rispetto dei tempi di pagamento della filiera dei subfornitori. E questo, in sostanza, allo scopo di sgomberare il campo dal dubbio che il finanziamento serva in realtà a Fca a garantirsi un plafond finanziario per la distribuzione del maxi dividendo da 5,5 miliardi di euro previsto per il 2021 nell’ambito della fusione con Peugeot.

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Secondo Leu, ma la posizione sembra condivisa anche in altri ambienti della maggioranza di governo – non è sufficiente che Fca abbia rinunciato al dividendo ordinario da 1,1 miliardo all’unisono con Psa, ma dovrebbe anche sospendere quello straordinario per l’intera durata del prestito, vale a dire tre anni. Peccato, però, che questo non appaia come un elemento negoziabile, in primo luogo perché a richiedere il finanziamento a Sace è stata Fca Italia e non la Holding, che ha sede legale in Olanda (fiscale in Inghilterra) e stabilimenti produttivi in tutto il mondo, e in secondo luogo per la natura stessa della cedola straordinaria da 5,5 miliardi. Sarebbe utile chiarire, infatti, che quest’ultima – a differenza del dividendo ordinario – non è il frutto di utili conseguiti dal gruppo Fiat Chrysler nel 2019 – generati, peraltro, quasi esclusivamente in America poiché in Italia è da diversi anni che non ne consegue nonostante la presenza di numerose fabbriche e 55 mila dipendenti diretti – ma rappresenta un pilastro del progetto di fusione con Psa che, se venisse a mancare, potrebbe addirittura pregiudicarne la fattibilità.

 

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Il maxi dividendo altro non è che il premio riconosciuto nell’operazione a Fca per la sua presenza negli Stati Uniti – mercato dove Psa non è mai riuscita ad entrare – e per il fatto di avere in portafoglio marchi prestigiosi come Jeep, Ram e Maserati. All’epoca dell’annuncio della fusione (ottobre 2019) la differenza tra i valori di Borsa di Fca e Psa fu uno degli elementi che spinse gli advisor a creare una sorta di camera di compensazione per garantire un deal alla pari. In questa camera entrarono, oltre all’ingente somma in denaro da versare agli azionisti Fca, anche le partecipazioni in Comau per Fca e in Faurecia per Psa, automazione industriale e componentistica auto, da dividere sempre tra i soci. Successivamente, è stato poi deciso di mantenere Comau nel perimetro del nuovo gruppo.

 

Insomma, dettagli tecnici a parte, è su questi elementi che è stata avviata l’aggregazione, che, come ha tenuto a ricordare ieri Robert Peugeot, presidente di Ffp, holding della famiglia Peugeot, azionista di Psa, “creerà un leader mondiale del settore auto, terzo al mondo per fatturato e quarto per numero di auto prodotte” che porterà a sinergie annuali importanti, avrà un posizionamento geografico equilibrato con forte presenza in Europa, America del Nord e America latina”. È evidente che i francesi hanno oggi più interesse di un anno fa a fondersi con Fca, anche in considerazione del crollo che ha subito il mercato europeo dell’auto in seguito al Covid e alla ripresa che negli Stati Uniti potrebbe essere molto più rapida rispetto all’Europa. Semmai ci dovesse essere una revisione del maxi dividendo per Fca – aspetto sul quale le opinioni degli analisti che seguono l’operazione sono divise – sarebbe indotto dalla necessità di adeguare l’operazione agli attuali valori di mercato e non per motivi legati alla negoziazione con lo stato italiano sul prestito. Sempre che Fca non faccia una valutazione più “politica” di tutta la sua posizione e decida di fare un gesto simbolico.

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