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Le trasformazioni sul lavoro che resteranno quando il virus andrà via

Mariarosaria Marchesano

La nuova offerta, la domanda che cambia, il futuro della medicina, il nuovo spazio della casa. Intervista all’ad di Adecco

Milano. Uno degli effetti della pandemia con cui bisogna fare i conti è il diverso impatto del blocco e del cambiamento degli stili di vita nei diversi settori economici. Una ricerca del Cerved ha messo in luce che ci sarà un brusco rallentamento della produzione, ma con settori, come il commercio online, la distribuzione alimentare, gli apparecchi medicali, le specialità farmaceutiche e la produzione di ortofrutta, che, invece, ne beneficeranno. Di questa divaricazione si può già trovare riscontro nel mercato del lavoro, come conferma al Foglio Andrea Malacrida, ad per l’Italia di Adecco Group, agenzia multinazionale di selezione del personale. “In effetti, la situazione cambia a seconda dei settori”, dice Malacrida. “Sono in aumento le richieste per le professioni in ambito sanitario. Rilevante la domanda di infermieri: stimiamo che entro la fine di marzo dovremo riempire circa un centinaio di posizioni, di cui la metà per la terapia intensiva. Cresce anche la richiesta di operai in ambito chimico e farmaceutico per la produzione di disinfettanti e mascherine: è il 40% in più rispetto a prima dell’emergenza”. Aumentano – in base ai dati di Adecco – anche altri settori, come quelli legati ai beni di prima necessità: sale la domanda nel mondo della grande distribuzione organizzata, dai magazzinieri per preparare la spesa on line agli addetti al trasporto (+50%), della logistica e delle attività legate all’e-commerce (+40%). In aumento anche la richiesta per addetti alle pulizie e interventi di sanificazione (+40%) e baby-sitter (+100%). Non solo la necessità di approvvigionamento dei beni sanitari e di prima necessità sta influendo su questa dinamica, ma anche nuove abitudini stanno cambiando la domanda. “Siamo alle prese con un esperimento che non ha precedenti.

 

Lo stare in casa sta accelerando ulteriormente l’affermazione della tecnologia come abilitatore dei rapporti con l’esterno, tanto a livello lavorativo quanto affettivo. Anche i meno rodati nell’utilizzo dei sistemi digitali stanno imparando a comunicare con parenti, amici e colleghi attraverso i vari sistemi di chat e video conferenza che abbiamo a disposizione oggi. Questo periodo di isolamento cambierà per sempre le abitudini di comunicazione degli italiani”, aggiunge Malacrida. Adecco si è adattata al nuovo scenario grazie al fatto di aver sperimentato il modello del lavoro “agile” negli ultimi due anni. Così, oggi il personale del gruppo e delle società collegate, inclusi i team che operano nel network di oltre 300 uffici distribuiti su tutto il territorio, è nelle condizioni di lavorare da remoto garantendo la continuità operativa. “Quando parlavo del cambiamento delle abitudini sociali e di comunicazione degli italiani mi riferivo anche a questo aspetto. In Adecco, le interviste con i candidati sono gestite, condivise e commentate attraverso un sistema innovativo di video-interviste e colloqui di valutazione consolidato , che ci consente di superare la necessità della presenza del candidato in uno spazio fisico. Possiamo inoltre somministrare test e valutazioni online per tutte le ricerche di profili e condividere i risultati a distanza”. Prepararsi in tempo è stato un vantaggio scaturito da un cambiamento della dinamica dell’incontro tra domanda e offerta già in atto da anni. “Disponiamo di centri specializzati di reclutamento centralizzato in grado di operare in outbound senza contatto con il pubblico e di un database sempre aggiornato che permette di fronteggiare rapidamente le richieste di personale, attingendo al basket di candidati fidelizzati nel tempo”. Quando finirà tutto questo? “Credo che tutti i lavoratori e professionisti che oggi stanno lavorando da casa debbano dimostrarsi ancor più propositivi del solito e supportare concretamente colleghi, partner o clienti che sono impegnati sul campo per garantire i servizi e i beni di prima necessità. Questo atteggiamento ci agevolerà nella ripresa. Non sarà semplice, ma se la Cina è stata in grado di tornare in tre mesi alla quasi normalità, penso che anche noi dovremmo farcela”.