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Licia, ora fermati

Redazione

Bonomi ha la maggioranza, inutile spaccare Confindustria nell’emergenza virus

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Si parva licet, anche la Confindustria ha il suo Bernie Sanders. Così come il candidato “socialista” non si ritira dalla corsa alla nomination di Milwaukee, Licia Mattioli non accetta di lasciare campo libero a Carlo Bonomi per la presidenza di Viale dell’Astronomia. Eppure a differenza di Sanders, sconfitto in tutte le ultime primarie ma non ancora dalla matematica (dovrebbe vincere tutti i 19 stati mancanti con almeno il 60 per cento), Mattioli non avrebbe più nemmeno i numeri: il 12 marzo i tre saggi incaricati di valutare le candidature, e che pochi giorni prima avevano ammesso alla fase finale sia lei sia il presidente di Assolombarda in quanto entrambi accreditati del 20 per cento dei voti assembleari, hanno comunicato al consiglio generale, l’organo elettivo, che Bonomi ha già la maggioranza assoluta dei consiglieri, oltre a superare il 60 per cento dell’87 per cento fino ad allora consultato.

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Si parva licet, anche la Confindustria ha il suo Bernie Sanders. Così come il candidato “socialista” non si ritira dalla corsa alla nomination di Milwaukee, Licia Mattioli non accetta di lasciare campo libero a Carlo Bonomi per la presidenza di Viale dell’Astronomia. Eppure a differenza di Sanders, sconfitto in tutte le ultime primarie ma non ancora dalla matematica (dovrebbe vincere tutti i 19 stati mancanti con almeno il 60 per cento), Mattioli non avrebbe più nemmeno i numeri: il 12 marzo i tre saggi incaricati di valutare le candidature, e che pochi giorni prima avevano ammesso alla fase finale sia lei sia il presidente di Assolombarda in quanto entrambi accreditati del 20 per cento dei voti assembleari, hanno comunicato al consiglio generale, l’organo elettivo, che Bonomi ha già la maggioranza assoluta dei consiglieri, oltre a superare il 60 per cento dell’87 per cento fino ad allora consultato.

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Non solo. I saggi hanno anche censurato il rifiuto della sfidante di lasciar strada a una soluzione unitaria, in un momento nel quale sarebbe necessaria la coesione tra gli imprenditori, accusando la Mattioli di aver divulgato notizie a uso interno in violazione del codice etico, con deferimento ai probiviri e invito di questi a “non irrogare sanzioni” per motivi di opportunità. Nel frattempo il presidente uscente Vincenzo Boccia, rispetto al quale la Mattioli avrebbe rappresentato la continuità, ha rinviato il voto dal 26 al 16 aprile, causa coronavirus. Alimentando polemiche e altri sospetti: se si tengono i G7 in videoconferenza e gran parte d’Italia lavora in smart working, non si poteva fare altrettanto per designare il vertice confindustriale? O lo slittamento serve a un improbabile recupero?

 

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Uno psicodramma che per fortuna avviene a luci spente. Nella fase iniziale Licia Mattioli si è battuta validamente contro il più forte e mediatico Carlo Bonomi. Ma ora i numeri la danno per sconfitta, a meno che i saggi non mentano. Proseguire la competizione in una situazione del genere non è un bel segnale e rischia di spaccare la Confindustria e la rappresentanza imprenditoriale, dando ragione e ingrossando le file di quanti, da Fca a Leonardo Del Vecchio, se ne sono andati.

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