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La bufala dei 40 mila lavori creati dal circuito del reddito di cittadinanza

Luciano Capone

Agenzie statali o agenti di propaganda? Il caso Anpal e il professore Mimmo Parisi

Lo scarso rispetto nei confronti dei cittadini, della Costituzione (l’art. 97 sull’imparzialità dell’amministrazione pubblica) e la mancanza di deontologia professionale stanno raggiungendo livelli davvero preoccupanti. Mai, come nel caso del reddito di cittadinanza, le agenzie pubbliche statali erano state trasformate in agenzie di propaganda politica al servizio del M5s. Non bastavano i numeri inventati dell’Inps sul “-60 per cento di povertà assoluta” grazie al reddito di cittadinanza sbandierati dal presidente Pasquale Tridico. Ora arriva anche l’altro professore, Mimmo Parisi, messo dal M5s al vertice dell’altra agenzia che si occupa di lavoro, l’Anpal. Parisi – che come ricorda il giornale online Linkiesta è professore di Statistica in Mississippi ed è noto in America per la sua capacità di “massaggiare” i dati a favore del governo – si è messo a distribuire numeri fuorvianti: “Sono 39.760 le persone che hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza”, dice il comunicato dell’Anpal.

 

 

E, come avvenuto per i numeri dell’Inps, a stretto giro la propaganda rimbalza sui social del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: “Oggi ci arriva una bellissima notizia – scrive su Twitter – quasi 40 mila persone che ricevono il reddito di cittadinanza hanno trovato un lavoro”. E infine finisce sul Blog delle stelle, che titola così l’intervista di Parisi alla Stampa: “Grazie al Reddito di Cittadinanza 40 mila nuovi posti di lavoro”. Come prima cosa andrebbe ricordato un concetto semplice, ma non intuitivo, che ha condotto l’umanità lontano dal pensiero magico: se due eventi si succedono nel tempo, non vuol dire che il secondo sia causato da quello che lo ha preceduto. E’ l’errore logico che trae in inganno chi crede nell’efficacia dell’omeopatia contro malanni che spariscono da soli e che viene riproposto per il Rdc: in questo caso il principio omeopatico somministrato sono i “navigator”. Insomma, il fatto che 40 mila persone abbiano trovato lavoro “dopo” aver chiesto il Rdc non implica che lo abbiano trovato “grazie” al Rdc (come invece sostiene il M5s). E sono proprio i dati dell’Anpal a dimostrarlo. I beneficiari che hanno trovato lavoro sono 40 mila – i dati sono le comunicazioni obbligatorie dell’Inps – su 900 mila percettori totali.

 

Ma di questi, solo 262 mila (il 29 per cento) hanno sottoscritto il “Patto di servizio”: vuol dire che il 71 per cento non è stato coinvolto nella “Fase 2” del Rdc e che quindi, se ha trovato lavoro, lo ha fatto per conto proprio. Quanti dei 40 mila occupati sono sottoscrittori del patto di servizio, Anpal non lo dice o non è in grado di dirlo. Ma non basta. Oltre il 50 per cento dei 40 mila, ha trovato lavoro entro 6 mesi dalla presentazione della domanda di Rdc: vuol dire che i “navigator”, che fino a dicembre facevano formazione, sono stati ininfluenti. Inoltre in Campania, la regione dove c’è il più alto numero di occupati percettori di Rdc, i navigator non hanno fatto nulla perché sono stati rifiutati da De Luca. L’unico dato fornito dall’Anpal sul lavoro dei navigator è che “hanno offerto ai beneficiari presi in carico 9.534 vacancies e/o opportunità formative/orientative”, senza specificare di questi 9.500 quanti siano posti di lavoro e quanti corsi di formazione e – soprattutto – quante di queste “offerte” si siano concretizzate. Niente di niente. Solo numeri inutili, privi di qualsiasi significato e rilevanza, infilati sotto tabelle dal titolo suggestivo perfetto per la propaganda: “Beneficiari del Rdc che hanno avuto un rapporto di lavoro dopo l’approvazione della domanda”. Come se l’approvazione della domanda fosse una benedizione o un sacramento. Si sa che ci sono molti modi sofisticati per ingannare attraverso le statistiche. Ciò che in questo caso sorprende davvero è che a farlo in maniera così sciatta e superficiale sia un professore di statistica come Parisi. Si vede che ha scarsa considerazione della sua professione o dei suoi interlocutori, che però sarebbero i cittadini che gli pagano lo stipendio.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali