PUBBLICITÁ

I disastri di FondInps

Luciano Capone

Porre fine a uno strazio che sta deteriorando i risparmi dei lavoratori. Il fondo di previdenza complementare dell’Inps è lo specchio della politica che non impara dai propri errori. Inchiesta

PUBBLICITÁ

Roma. Se fosse un caso sanitario, la storia potrebbe essere riassunta in questo modo: i medici dicono che non c’è nulla da fare, che il quadro clinico indica uno stato degenerativo della patologia in presenza di sofferenze atroci e senza alcuna possibilità di guarigione, e per questo suggeriscono una forma di eutanasia; il paziente, in forma scritta e orale e nel pieno delle sue capacità cognitive, chiede di porre fine alle sofferenze proprie e dei suoi cari; i genitori se ne disinteressano, non prendono iniziative né si prendono cura del figlio malato, facendo così proseguire l’accanimento terapeutico. Invece si tratta di un caso previdenziale, cosa che comporta il vantaggio di non dover affrontare dilemmi bioetici sulla scelta di farla finita o meno.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Se fosse un caso sanitario, la storia potrebbe essere riassunta in questo modo: i medici dicono che non c’è nulla da fare, che il quadro clinico indica uno stato degenerativo della patologia in presenza di sofferenze atroci e senza alcuna possibilità di guarigione, e per questo suggeriscono una forma di eutanasia; il paziente, in forma scritta e orale e nel pieno delle sue capacità cognitive, chiede di porre fine alle sofferenze proprie e dei suoi cari; i genitori se ne disinteressano, non prendono iniziative né si prendono cura del figlio malato, facendo così proseguire l’accanimento terapeutico. Invece si tratta di un caso previdenziale, cosa che comporta il vantaggio di non dover affrontare dilemmi bioetici sulla scelta di farla finita o meno.

PUBBLICITÁ

 

La storia è quella di FondInps, il fondo di previdenza complementare dell’Inps, che versa da tempo in condizioni talmente drammatiche da chiederne la soppressione da parte della Covip (l’autorità di vigilanza sui fondi pensione). Una soluzione accettata e richiesta dagli stessi amministratori del fondo, che è diventata legge con la Legge di Stabilità per il 2018, ma che non si concretizza perché da due anni il ministero del Lavoro e il Mef non emanano il decreto. La chiusura del fondo, che si trascina da anni, sembra ora andare verso le sue fasi conclusive, dopo il recente parere favorevole del Consiglio di stato sullo schema di decreto del governo. Ma il caso è rilevante perché sempre in questo periodo, mentre non riesce a chiudere FondInps, il governo – su idea del presidente dell’Inps Pasquale Tridico – sta pensando di creare “una forma complementare pubblica, gestita dall’Inps, volontaria e alternativa alle forme complementari private”.

 

PUBBLICITÁ

La storia fallimentare di FondInps, descritta nelle relazioni della Covip ed evidente dai pessimi risultati economici, è indicativa di cosa può andare storto con la nuova iniziativa promossa da Tridico e accolta dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Partiamo dall’inizio. FondInps è un fondo costituito come elemento di chiusura del sistema, serviva cioè a raccogliere i risparmi dei lavoratori “silenti”, quelli che non si esprimono sulla destinazione del Tfr, e che allo stesso tempo sono sprovvisti di una forma di previdenza complementare di categoria. A distanza di dieci anni, la migliore sintesi sulla gestione del fondo dell’Inps è contenuta nella relazione annuale per il 2016 della Covip, che in seguito a un accertamento ispettivo scrive: “Gli approfondimenti condotti hanno riscontrato i caratteri di asistematicità e fragilità dell’assetto organizzativo, unitamente alle difficoltà a mantenere condizioni di efficienza operativa, difficoltà ulteriormente amplificate dalla sostanziale assenza di prospettive di crescita del numero di adesioni tacite che possano confluire in tale forma”. E’ in questa circostanza che la Covip consiglia al governo “la soppressione del fondo”. La proposta dell’autorità di vigilanza è stata accolta e inserita, a fine 2017, nella legge di Stabilità per il 2018 ma nei due anni seguenti il decreto del ministero del Lavoro non è mai arrivato. E nella relazione successiva la Covip ha ribadito che “la fragilità del fondo è apparsa non superabile”.

 

Questa situazione così critica è stata trascinata a lungo, peggiorando ulteriormente le cose per i circa 28 mila iscritti al fondo dell’Inps. Gli obiettivi della gestione, come per ogni altro fondo complementare, dovevano essere quelli di una scelta di investimento a basso rischio che puntasse alla restituzione del capitale, adeguato all’inflazione, e alla ricerca di rendimenti pari o superiori a quelli del Tfr. Le cose non sono andate proprio così. La gestione finanziaria ha prodotto risultati a tratti disastrosi. Nel 2018, secondo la relazione sulla gestione di FondInps, il fondo ha registrato un rendimento negativo, -1,82 per cento, con una sottoperformance di 2,08 punti rispetto al benchmark. Le cose non cambiano molto su un arco temporale più ampio: “Dall’inizio della gestione (ottobre 2009) il rendimento totale è +15,98 per cento – c’è scritto nella relazione di gestione – che si confronta con il risultato del benchmark del +20,17 per cento e con il Tfr pari a +23,58 per cento”. C’è un dato interessante, che emerge dall’ultimo bilancio di FondInps, quello del 2018, e che riguarda la strategia d’investimento “autarchica”: sui circa 82 milioni di titoli in portafoglio, circa 76 milioni (il 93 per cento) sono titoli di stato italiani. E’ un dato completamente fuori linea rispetto alle scelte d’investimento dei fondi complementari privati che, secondo i dati della Covip, su 132 miliardi complessivi detengono titoli di stato (domestici e non) per 55 miliardi (il 41 per cento) e titoli di stato italiani per circa la metà: 28 miliardi (il 21 per cento). In sostanza FondInps è esposta al “rischio Italia” per oltre il 70 per cento in più. Questa mancata diversificazione, proprio nel 2018 – con l’impennata dello spread causato dall’incertezza politica prodotta dal governo gialloverde – si è riverberata sul bilancio di FondInps, facendo registrare perdite per 2,5 milioni di euro (di cui 800 mila euro di perdite realizzate), su un portafoglio di circa 82 milioni. Un piccolo assaggio di cosa potrebbe accadere a un nuovo e più grande fondo dell’Inps completamente autarchico.

 

Un’altra lezione collegata a FondInps riguarda i costi. Secondo l’idea illustrata dal presidente Tridico, il nuovo fondo complementare dell’Inps dovrebbe garantire rendimenti più elevati perché, a differenza di quelli privati, i costi di amministrazione sarebbero molto più contenuti grazie alla gestione dell’Inps e alle sue economie di scala. La storia di FondInps dimostra però il contrario: l’Inps aveva costituito una società, la Sispi, che avrebbe dovuto svolgere in house il servizio amministrativo per FondInps, ma non è stata capace di farlo. E alla fine FondInps si è ritrovata a sostenere costi doppi, o comunque molto più elevati rispetto ai fondi privati.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Ma i problemi del fondo statale non finiscono qui. Perché mentre il governo ne ha procrastinato la soppressione, le sue condizioni sono peggiorate. Da qualche mese FondInps è oggetto delle ispezioni della Covip che ha riscontrato ulteriori e più gravi anomalie. Ad esempio, FondInps è rimasta per un ampio periodo senza gestore. Alla scadenza del contratto, il 30 settembre 2019, UnipolSai ha infatti rifiutato una proroga del mandato, tra l’altro in un contesto in cui praticamente tutto il portafoglio sarebbe scaduto a breve (il 15 per cento nel 2019, il 68 per cento nel 2020 e il restante 17 per cento nel 2021). Questo ha comportato un altro problema, visto che il FondInps si è trovato con un’anomala quantità di liquidità in giacenza su un conto che però applica un tasso negativo (-0,361 per cento). E questo, segnala la Covip in una comunicazione dello scorso dicembre, è un grosso problema, perché non solo non produce rendimenti ma addirittura erode il capitale, e quindi i risparmi dei lavoratori. A ciò si aggiunge che FondInps ha individuato un nuovo gestore, sconosciuto ai più (1 Oak Capital limited), a cui però la Fca (Financial conduct authority), ovvero l’autorità britannica di vigilanza sui mercati, ha imposto diverse limitazioni.

 

PUBBLICITÁ

La risposta di FondInps ai rilievi della Covip, inviata a metà gennaio 2020, è disarmante. Da un lato dice che l’eventualità che il gestore Unipolsai dovesse proseguire il mandato oltre la scadenza era un’ipotesi giudicata “improbabile”, perché nessuno pensava che entro quella data “ancora non si fosse addivenuti alla soppressione del Fondo”. Quanto ai tassi negativi sui depositi, FondInps dice che purtroppo non si può fare nulla, queste sono le condizioni di mercato (anche se l’anomalia è che quella liquidità dovrebbe essere investita e non dovrebbe giacere su un conto). E quanto alle limitazioni operative del nuovo gestore, non ne sanno nulla: sono stati richiesti chiarimenti alla società britannica.

 

Ma a descrivere il contesto di totale impotenza di un consiglio che prosegue il proprio lavoro per esclusivo spirito di servizio, sono le parole della stessa FondInps: “Si coglie l’occasione per segnalare la crescente difficoltà a tenere adunanze del Comitato amministratore, in prorogatio dalla fine del 2016. A seguito della scomparsa di due consiglieri, la composizione del Comitato, dal dicembre scorso, è ridotta a 5 membri. Per spirito di servizio, taluni consiglieri rinunciarono a rassegnare le dimissioni nel corso del 2019 e, allo stato, continueranno a svolgere, nel prosieguo, con ogni possibile impegno, il ruolo assegnato. Tuttavia, anche siffatta situazione di disagio rende indispensabile l’emanazione urgente del provvedimento di chiusura del Fondo”. E’ un’invocazione alla politica, una richiesta disperata a essere soppressi per porre fine a uno strazio che sta deteriorando i risparmi di inconsapevoli lavoratori. Ma è soprattutto un monito per chi intende costituire un nuovo fondo complementare dell’Inps che investa perseguendo obiettivi politici e fregandosene della sana e prudente diversificazione. La priorità del ministro del Lavoro Catalfo (e prima di lei del suo predecessore Luigi Di Maio) doveva essere chiudere FondInps, e invece sembra intenzionata ad aprirne un secondo. Più grande.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ