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La fuga da funambolo di Carlos Ghosn per “liberarsi ” dalla giustizia giapponese

Mauro Zanon

L’ex numero uno di Nissan-Renault è arrivato in Libano. Nessuno sa come

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Parigi. Un’operazione “degna di James Bond”, l’ha definita una fonte vicina al dossier. E come qualificare altrimenti la fuga rocambolesca di Carlos Ghosn, ex presidente-direttore generale (pdg) del colosso franco-nipponico Nissan-Renault, scappato domenica sera dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata senza i suoi tre passaporti (libanese, brasiliano e francese), per rispuntare in Libano lunedì mattina. “E’ un atto vigliacco”, ha tuonato il quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun. “Ha perso l’opportunità di provare la sua innocenza”, gli ha fatto eco il Tokyo Shimbun, secondo cui la fuga dell’ex boss del gruppo automobilistico è un insulto al sistema giudiziario nipponico.

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Parigi. Un’operazione “degna di James Bond”, l’ha definita una fonte vicina al dossier. E come qualificare altrimenti la fuga rocambolesca di Carlos Ghosn, ex presidente-direttore generale (pdg) del colosso franco-nipponico Nissan-Renault, scappato domenica sera dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata senza i suoi tre passaporti (libanese, brasiliano e francese), per rispuntare in Libano lunedì mattina. “E’ un atto vigliacco”, ha tuonato il quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun. “Ha perso l’opportunità di provare la sua innocenza”, gli ha fatto eco il Tokyo Shimbun, secondo cui la fuga dell’ex boss del gruppo automobilistico è un insulto al sistema giudiziario nipponico.

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Ghosn era in libertà vigilata dal 24 aprile dello scorso anno, dopo più di cento giorni di custodia cautelare, ed era in attesa di essere processato per presunte malversazioni finanziarie (l’apertura del processo era stata fissata ad aprile 2020 dal tribunale di Tokyo). Ghosn abitava in un appartamento di Hiroo, quartiere chic del centro di Tokyo, e secondo quanto riportato dal Monde era sorvegliato dalla polizia, dall’ufficio dei procuratori e, tramite investigatori privati, anche da Nissan. Non poteva contattare la moglie, Carole, non poteva usare internet, gli era concesso un uso limitatissimo del telefono, gli ingressi e le uscite dalla sua casa erano registrate da telecamere della polizia giapponese, ma nonostante un regime di sorveglianza così severo è riuscito a farla franca (secondo l’emittente televisiva libanese Mtv, sarebbe scappato nascondendosi in una custodia per strumenti musicali, ipotesi che per ora è stata smentita dai familiari) e a stabilirsi comodamente nella sua dimora di Beirut.

 

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“Ora sono in Libano. Non sono più ostaggio di un sistema giudiziario di parte come quello giapponese, dove prevale la presunzione di colpevolezza, la discriminazione è generalizzata e vengono calpestati i diritti dell’uomo”, ha detto Ghosn attraverso un comunicato trasmesso da Beirut il 31 dicembre. “Non sono fuggito dalla giustizia, mi sono liberato dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica. Posso finalmente comunicare liberamente con i media, cosa che farò a partire dalla prossima settimana” (una conferenza stampa è prevista il prossimo 8 gennaio), ha aggiunto l’ex pdg di Nissan-Renault. Secondo il Monde, la procura di Tokyo avrebbe ricevuto nuove informazioni compromettenti a suo carico da “una banca svizzera e da paradisi fiscali, Isole Vergini e Dubai”: elementi che avrebbero spinto Ghosn, dopo un incontro con i suoi avvocati giapponesi, a precipitare la sua partenza. “Ha avuto paura”, ha detto una fonte vicina al dossier al quotidiano parigino. I suoi avvocati, in possesso dei suoi tre passaporti, sembrano essere stati tenuti all’oscuro del piano di fuga. “Non ne so nulla”, ha dichiarato uno di loro all’emittente televisiva Nhk. Junichiro Hironaka, responsabile del team legale che difende Ghosn, ha definito “imperdonabile” il comportamento del suo cliente, dicendosi “scioccato” da quanto accaduto. Lo stesso Hironaka, a proposito della fuga del suo assistito, ha detto che non sarebbe stata possibile senza “l’aiuto di una grossa organizzazione”.

 

Secondo quanto rivelato a Reuters nel tardo pomeriggio da due membri del suo entourage, Ghosn è riuscito a fuggire dal Giappone grazie all’aiuto di una società di sicurezza privata. Stando alle informazioni del Wall Street Journal, un jet Bombardier con a bordo Ghosn è partito dall’aeroporto internazionale del Kansai, vicino a Osaka, domenica sera alle 23.10, ed è atterrato all’aeroporto Atatürk di Istanbul la mattina successiva. Un secondo jet, decollato mezz’ora dopo l’arrivo in Turchia, ha poi trasportato Ghosn a Beirut. Secondo le informazioni di Reuters, al suo arrivo in Libano, è stato accolto calorosamente dal presidente della Repubblica Michel Aoun nella sua residenza ufficiale, il Palazzo di Baabda. Lì, l’ex pdg di Nissan-Renault sembra essere al sicuro, anche perché il Libano non ha nessun accordo di estradizione con il Giappone.

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