Navigator nel buio
Reddito di cittadinanza, meno lavoratori. Un caso empirico. Parla Bernabò Bocca (Federalberghi)
Roma. Doveva essere la misura delle meraviglie – così l’avevano presentata l’allora vicepremier del governo gialloverde Luigi Di Maio e il vertice del M5s: il reddito di cittadinanza, sostegno universalistico (“che nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai settecentoottanta euro”, era il mantra). E però, a volte, la realtà non è come la si immagina a monte (a partire dai famosi centri per l’impiego con gli altrettanto famosi “navigator”– le due pietre miliari, sempre a monte, che avrebbero dovuto governare il processo di ricerca-lavoro per i futuri beneficiari del reddito). L’Inps, a inizio dicembre, ha intanto comunicato che, fino a quel momento, erano ottocentocinquantasettemila le famiglie che usufruivano del reddito di cittadinanza (con circa duecentomila persone a cui sono stati corrisposti meno di duecento euro al mese; e più di settecentomila persone considerate occupabili su un totale di oltre due milioni di cittadini coinvolti dal provvedimento).
Dice Bocca che, a fronte di questa difficoltà sorta all’incirca da quando il reddito è in vigore, sorge il dubbio e il timore, presso il settore alberghiero, che “la misura possa costituire un disincentivo a impegnarsi in un lavoro da otto ore quando, combinando il reddito di cittadinanza e un lavoro anche part-time in nero, altra piaga italiana, si può arrivare grosso modo alla stessa cifra – e non lo dico per demonizzare. Capisco chi, trovandosi in quella situazione, si fa tentare. Il problema è a monte: per questo noi albergatori proponiamo piuttosto, per combattere la disoccupazione, che lo stato, risparmiando i soldi del reddito di cittadinanza, implementi sgravi contributivi alle aziende che assumono. Perché se è giusto, anzi giustissimo, aiutare chi ha bisogno, è anche giusto trovare un modo in cui tutte le parti in causa possano essere incentivate, cosa che non avviene con il reddito di cittadinanza: con una politica di sgravi fiscali lo stato spenderebbe meno, le imprese sarebbero invogliate ad assumere e chi è disoccupato troverebbe più facilmente un impiego dignitoso”. Vista poi “la pressione fiscale e i controlli stringenti” su chi, dice Bocca, “non soltanto fa parte di un settore in crescita, come il settore alberghiero, ma è trasparente nella gestione, sarebbe più utile aiutare gli imprenditori che possono appunto dare lavoro, invece di facilitare paradossalmente soluzioni ibride reddito di cittadinanza-lavoro nero. Noi siamo un buon termometro della situazione. Il nostro settore ha davvero bisogno di manodopera, tanto più che non possiamo automatizzare, non possiamo meccanizzare, non possiamo delocalizzare”.