Paolo Savona (foto LaPresse)

Occupy Consob. Come primo atto Savona licenzia il segretario generale

Luciano Capone

Giulia Bertezzolo era stata votata all’unanimità a giugno. Paga la sua vicinanza all’ex presidente Mario Nava

Roma. L’occupazione delle poltrone procede spedita. Dopo aver superato in scioltezza tutti gli ostacoli burocratici e politici che potevano ostacolarne la nomina, il primo atto di Paolo Savona come presidente della Consob è stato il licenziamento del segretario generale Giulia Bertezzolo. L’ex ministro degli Affari europei si è insediato ufficialmente il 20 marzo e il giorno successivo, il 21 marzo, ha firmato il provvedimento di revoca che, a quanto è dato di sapere, in maniera non molto elegante e senza alcun preavviso, è stato comunicato nei giorni successivi. In pratica hanno detto alla Bertezzolo che non era più segretario generale da qualche giorno.

 

L’epurazione era nell’aria, prima della nomina del nuovo presidente si parlava di un ticket Savona-Minenna (il primo in quota Lega e il secondo in quota M5s, come se il ruolo di presidente e segretario generale di una authority fossero soggette a spoil system), idea che pare tramontata. Mentre si fa più concreta l’intenzione da parte di Savona di far nominare come segretario generale Carlo Deodato, suo capo di gabinetto al ministero degli Affari europei. Il tutto come se l’incarico di segretario generale fosse fiduciario, quando invece è una nomina che spetta all’intera Commissione. E in questo caso, il cambio di orientamento del collegio appare inspiegabile, perché la Bertezzolo era stata votata all’unanimità (5 voti su 5) dalla Commissione meno di un anno fa, a giugno, e ha iniziato il suo incarico che doveva durare 5 anni a settembre. Dopo soli sei mesi il giudizio degli stessi commissari che avevano espresso parere favorevole si è completamente ribaltato (per la rimozione del segretario generale servono almeno 4 voti su 5) e non si sa di preciso cosa sia cambiato.

 

La Bertezzolo paga sicuramente la sua vicinanza all’ex presidente della Consob Mario Nava, visto che è arrivata con lui e anche lei è una funzionaria della Commissione europea (che evidentemente, visto anche il trattamento subito da Nava, in questa nuova stagione sovranista è ritenuta una colpa irredimibile). Pertanto, dopo l’assalto politico che ha portato alle dimissioni di Nava, era evidente che fosse lei l’obiettivo successivo. Al di là dello stile poco elegante e del metodo censurabile, che vede le autorità indipendenti come un bottino di poltrone da spartire e occupare, con la cacciata di Nava e Bertezzolo la Consob perde anche delle professionalità con una proiezione internazionale e market oriented. Se in Consob un cambiamento c’è stato è la restaurazione: il vecchio “sistema” ha espulso due corpi estranei e respinto il loro tentativo di modernizzazione.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali