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Domeniche bestiali senza negozi

Redazione

La recessione non ferma la proposta di chiudere gli esercizi commerciali nei festivi

La recessione appena certificata dall’Istat dovrebbe essere un segnale per il governo, che invece sembra volere proseguire sulla strada della decrescita infelice. Alla commissione Attività produttive della Camera è stato depositato il disegno di legge sulle chiusure domenicali dei negozi formulato dopo la sintesi delle proposte iniziali di Lega e M5s. In questo caso, la maggioranza ha trovato un accordo senza psicodrammi. I negozi dovranno restare chiusi per metà delle domeniche di un anno, rinunciando così a 26 giornate lavorative. Inoltre, su dodici giorni di festività nazionali, gli esercizi commerciali saranno liberi di lavorare solo quattro giorni. Sono previste eccezioni in base alla collocazione geografica, nei casi in cui i negozi si trovino nei centri storici delle città o in zone turistiche. All’interno di questa cornice, saranno le regioni a dare disposizioni più precise. Ma i negozianti non avranno scelta se non vorranno rischiare multe fino a 60 mila euro. Modificare le norme sulla concorrenza introdotte dal governo Monti è stato un facile punto di convergenza per i due azionisti, che immaginano le famiglie italiane trascorrere le loro domeniche sul divano o nelle (poche) attività commerciali che potranno restare aperte. Ma per garantire un giorno di riposo in più a 400 mila lavoratori, altri 40 mila resteranno probabilmente senza un impiego nel solo settore della grande distribuzione organizzata, secondo le stime delle imprese. Un colpo per l’occupazione, in una fase delicata dell’economia nazionale determinata anche dalla debolezza dei consumi, che ha contribuito al calo del pil per il secondo trimestre consecutivo. Di fronte all’esigenza di garantire la competitività delle imprese tutelando le attività commerciali più piccole e i lavoratori, il governo ha scelto la strada più semplice, quella che percorre chi non è in grado di governare i processi: negare ogni libertà a imprenditori e consumatori, cambiando le abitudini di 12 milioni di persone che acquistano di domenica (dati Istat).