"La politica del No porta alla ruralizzazione del paese"

Michelangelo Agrusti

Siamo preoccupati, non politicizzati. Parlano i big della Confindustria del nord, in collera con Salvini sul lavoro   

Delusi e in collera. I rappresentanti delle confindustrie del nord difendono imprese e lavoratori dalle intemerate anti economiche che la Lega non sa (o non vuole) fermare

  


Il Friuli Venezia Giulia pesa per il 2,2 per cento per cento del pil per oltre 36 miliardi. Il sistema confindustriale conta 4 mila imprese con 200 mila dipendenti


  

“Credo che la Lega, che pur governa con successo le principali regioni industriali del nord, non può dismettere la consapevolezza che il nostro è un paese altamente industrializzato, e che questo ne fa la seconda manifattura europea. Il nord probabilmente è la regione più ricca d’Europa e questo perché ogni mattina centinaia e migliaia di imprenditori alzano la saracinesca della loro azienda. Misure come il decreto “dignità” – e non solo: cito il “no” all’acciaio dell’Ilva, il “no” al gas del Tap, il “no” a grandi infrastrutture come la Tav – portano alla ruralizzazione del paese. Significa creare le premesse per un disastro economico paragonabile ad alcune nazioni del sud America, e penso al Venezuela.

 

Una politica fondata sull’invidia sociale, che descrive gli imprenditori come persone che non vedono l’ora di licenziare un dipendente, che di notte pensano solo a come inquinare tutti i rivoli attorno alla loro fabbrica, che appena possono delocalizzano in paesi con fisco più generoso, vuol dire avere visto un altro film rispetto alla realtà. Questo non è stato e non è il nostro paese. E non si tratta di industriali politicizzati, ma di industriali che capiscono cos’è la politica – non il politichese – e quindi ne danno un giudizio. A meno che questo non venga d’ora innanzi reso impossibile”.

  

Michelangelo Agrusti, presidente Unindustria Pordenone

 

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