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Uscire dal tunnel

A Malta, l’Eurovertice si apre con una novità: Merkel è pronta ad archiviare i grandi tabù sull’Unione bancaria

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Roma. Le istituzioni europee faticano a rispondere ai primi caotici giorni di governo del presidente americano Donald Trump che ha messo crescente pressione ai leader dell’Unione europea con dichiarazioni taglienti che hanno destabilizzato la stabilità del blocco politico-economico con circa sessant’anni di vita. Una prima risposta al presidente degli Stati Uniti arriverà al vertice di Malta di oggi nell’isola anglofona al centro del Mediterraneo.

 

La presidenza di turno maltese del Consiglio europeo, inaugurata sotto lo slogan “rEUnion” (ri-unione), ambisce a risolvere nei prossimi sei mesi alcune criticità rilevanti che a lungo hanno impedito una maggiore integrazione delle istituzioni finanziarie e la creazione di un’Unione bancaria completa per via di disaccordi tra gli stati. In risposta alle accuse lanciate lunedì dal consigliere al Commercio di Trump, Peter Navarro, circa un euro debole che favorisce solo la Germania (“l’euro è un marco travestito”) e non gli altri paesi del blocco valutario, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha nuovamente auspicato che si arrivi in fretta all’integrazione finanziaria europea, perché ogni ritardo aumenta i rischi di frammentazione politica dell’Eurozona. Parte della colpa dei ritardi nello sviluppo di una piena Unione bancaria, dopo la creazione di una Vigilanza unica, deriva dalla riluttanza della Germania a creare un fondo comune di tutela dei depositi, che sono minacciati dai fallimenti bancari sotto il nuovo regime di bail-in, perché anche i contribuenti tedeschi si dovrebbero fare carico di debolezze altrui.

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La posizione della grande industria tedesca, solitamente filogovernativa, sta cambiando rispetto all’intransigenza della Cancelleria espressa soprattutto dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, grazie a un accordo portato avanti dalla Confindustria italiana. Lo scorso 17 gennaio la Bundesverband der Deutschen Industrie (Bdi), lobby “voce dell’industria di Germania”, ha firmato un documento congiunto (position paper), proposto da Confindustria, nel quale intende superare le resistenze finora opposte dal governo di Berlino. Il protocollo bilaterale evidenzia l’urgenza di completare l’Unione bancaria per prevenire una nuova penuria creditizia nociva per le imprese dell’Eurozona: s’invoca un allentamento della stretta regolatoria che, per via di parametri sempre più severi, impedisce anche salvataggi pubblici mirati e circoscritti a banche sistemiche di rilevanza continentale (Berlino era contraria al prestito pubblico temporaneo al Monte dei Paschi); la creazione del fondo unico a tutela dei depositi ancora prima di arrivare a pesare il rischio dei titoli di stato nei bilanci bancari o di limitarne la quantità in possesso (arma appuntita sfoderata da Schäuble), cosa che dovrebbe essere coordinata a livello mondiale nel G20; rafforzare il mercato dei capitali e lo sviluppo di una finanza alternativa al credito bancario; e la preghiera di confermare ed estendere l’Smes supporting factor che consente alle banche di accantonare meno capitale ai fini della vigilanza quando i prestiti sono elargiti alle piccole e medie imprese, ovvero un sostegno per la spina dorsale della manifattura italiana e tedesca. Il rapporto è stato inviato ai rispettivi governi, ministeri economici e dell’industria e alla Commissione europea per vincere resistenze politiche incrostate e alla lunga dannose per tutti. Sperando che ascoltino.

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