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Spread attendista. Più del caos in sé, il caos al governo farà fremere i mercati

Redazione

Analisti sulla relativa “calma” post Renxit: cauti finché c’è il governo di transizione (meglio se tecnico). Poi però arriverà la grana banche

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Roma. “Ci sarebbe un rischio disastro se la riforma della Costituzione fosse bocciata?”, si chiedeva alla vigilia del voto di domenica l’Economist, suggerendo ai lettori di optare per il No. Risposta: “Le dimissioni di Renzi potrebbero non essere quella catastrofe che molti in Europa temono. L’Italia potrebbe mettere assieme un governo tecnico di transizione, come successo molte volte in passato”. La chiave offerta dal settimanale economico inglese è adesso quella più utile per leggere il relativo attendismo dei mercati alla notizia delle dimissioni del presidente del Consiglio italiano. Le banche del nostro paese sono state colpite dalle vendite, ma non ci sono stati scossoni da Armageddon. Nemmeno sullo spread. allioIl peggio è alle spalle? Non è ancora detto, mentre è più chiaro il ragionamento apparentemente pacato degli operatori in queste ore. Innanzitutto, la bocciatura della riforma – a differenza di quanto accaduto in occasione del voto sulla Brexit – era in larga parte attesa, dicono dalla banca Ing. Soprattutto, però, come sosteneva l’Economist alla vigilia, tanti osservatori che seguono i mercati non si attendono una repentina salita al potere dei leader dello schieramento del No. Sempre secondo Ing, “il voto in favore del No non implica un cambiamento sostanziale dell’indirizzo di governo (verso i partiti anti establishment) o delle elezioni anticipate subito”. Il partito “populista” Movimento 5 stelle non è alle porte. Anche per la francese Natixis, un governo tecnico è oggi lo scenario più realistico: 70 per cento di probabilità contro il 10 per cento attribuito a nuove elezioni entro l’inizio del 2017.

 

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Scenari simili sono quelli diffusi da Allianz Global Investors ai loro clienti. Primo: “Escludendo gravi ripercussioni politiche, i mercati hanno già scontato gran parte delle tensioni e delle cattive notizie che quasi certamente seguiranno alla sconfitta del premier”. Ma come è possibile “escludere gravi ripercussioni politiche”? Per Allianz Global Investors è presto detto: gli analisti si attendono un governo ad interim o, nella peggiore delle ipotesi (cioè elezioni ravvicinate), un nuovo governo di coalizione. Lo scenario si fa molto più rischioso, secondo Allianz, soltanto nel caso di un voto anticipato seguito da un’affermazione netta del Movimento 5 stelle: “Il M5s è una forza populista anti establishment, senza esperienze di governo a livello nazionale, con un programma politico non esteso e che spesso interpella i propri iscritti in rete per le principali decisioni”. Lo scenario “centrale” diramato ieri dagli analisti di Unicredit è il seguente: “Un governo di transizione sarà nominato e non ci saranno elezioni imminenti, il che limiterà l’ampliarsi dello spread a partire dal risultato”.

 

Gli inglesi di Capital Economics, tendenzialmente euroscettici, spiegano che “un sostanziale aumento degli interessi sul debito dipenderà probabilmente dalla decisione di convocare elezioni anticipate, le quali potrebbero offrire al movimento grillino anti euro un’opportunità di salire al potere”. Dunque l’attuale pausa di riflessione dei mercati, così come di coloro che per mestiere li analizzano, vale nell’immediato. Quando si inizia a scrutare più in là nel tempo, per Fabio Fois, analista di Barclays, “una vittoria del No con un margine così ampio è probabilmente il peggior esito da una prospettiva di mercato, per due ragioni: 1) gli investitori potrebbero interpretare questo risultato come un sonoro No a Renzi e un Sì a punti di vista anti establishment; 2) il risultato può essere letto negativamente per il potenziale riformatore di lungo termine del paese dopo le prossime elezioni”. Ancora una volta, in definitiva, più del caos si teme l’arrivo effettivo del caos al governo. Fino ad allora, da più parti, si prospetta una navigazione a vista, se non addirittura saggiamente temperata da un governo tecnico.  Dopodiché, secondo Credit Suisse, “se pure la tempesta di mercato non durerà a lungo poiché l’Europa ha bisogno di coesione”, “un ulteriore bail-out delle banche italiane è molto probabile e l’Europa dovrebbe agire in ogni caso a prescindere dall’esito del referendum in questa direzione”.

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