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Mi presento, sono Mr. Bitcoin (forse)

La paternità di Bitcoin è stata a lungo oggetto di disputa. Lo scienziato informatico e impreditore australiano, Craig Steven Wright, 45 anni, ha dichiarato di essere lui l'inventore della popolare valuta virtuale, il vero “Satoshi Nakamoto”. Ma non tutti gli credono.
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Roma. La paternità di Bitcoin, la popolare valuta crittografica nata nel 2008, è stata a lungo oggetto di disputa. Il 2 maggio però lo scienziato informatico e impreditore australiano, Craig Steven Wright, 45 anni, ha dichiarato in un post sul suo blog di essere lui la mente che per anni si è nascosta dietro il misterioso “Satoshi Nakamoto”, così venne chiamato l’inventore ormai mitologico della tecnologia Bitcoin.

 

Wright era stato indicato dalle riviste Wired e Gizmodo come il vero Satoshi, poi la polizia federale aveva perquisito la sua abitazione di Ryde (Sidney) in cerca di prove a suo carico per sospetta evasione fiscale. Oggi il settimanale inglese Economist – che insieme alla Bbc e al magazine GQ ha saputo la notizia in anteprima con la possibilità di approfondirla, anche parlando con Mr. Wright – scrive di ritenere plausibile l’ammissione del professore originario di Brisbane ma aggiunge che molti dubbi rimangono.

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Wright si è laureato nel 1987 in Ingegneria all’università del Queensland, scegliendo scienze informatiche al quarto anno. Ha poi studiato fisica nucleare e chimica organica, scrive nella sua autobiografia. In parallello all’attività di esperto informatico – ha lavorato anche al Sidney Stock Exchange, la Borsa australiana, avendo a che fare con i sistemi di sicurezza e protezione – ha conseguito due dottorati in scienze informatiche. Si definisce inventore – ha lavorato alla creazione del primo casinò online – e ha fatto formazione ai dipartimenti pubblici e privti in tema di sistema Scada, un prototipo per il monitoraggio dei sistemi industriali dotati di sensori, una tecnologia per l’industria avanzata chiamata 4.0, e cybersecurity. Al momento dice di essere impegnato a conseguire un master in Scienza delle finanze all’università di Londra – ha in tasca anche un Ph.d in Teologia – e che sta lavorando per fare accettare dai regolatori e dagli utenti, ampliandone il numero, le monete virtuali come Bitcoin.

 

Dopo le inchieste parallele di Wired e Gizmodo che lo identificavano come il mitico Satoshi non erano pochi a sospettare che per una serie di ragioni – non ultima la sua apparente superficialità nel trattare la materia nei suoi testi – Wright fosse un impostore o semplicemente che, ancora una volta, si stava indicando l’uomo sbagliato. Lui ha fornito la prova crittografica delle prime transazioni di cui si dice artefice. Per alcuni esperti, ciò non sarebbe sufficiente. Wright, insomma, esce ufficialmente allo scoperto e dice di volere dedicare il suo blog alla divulgazione delle potenzialità dei Bitcoin e dalla tecnologia a essi sottesa, il Blockchain. Lo fa in un momento particolare nello sviluppo dell’industria della crittografia. Grandi banche e colossi informatici come Microsoft stanno sviluppando insieme, con accordi di partnership, tale tecnologia innovativa utile ad abbattere i costi delle transazioni finanziarie. Wright si fa insomma notare con azzeccato tempismo.

 

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