Roma sfida chi ha paura del dibattito politico. E basta schematismi sulla concorrenza
Detto ciò, prendere di petto Bruxelles e Berlino ha senso? Un girotondo di opinioni
Abbiamo le nostre priorità, ma innanzitutto esigiamo coerenza e rispetto da parte dei nostri partner. A inizio legislatura, e poi ancora di più durante la presidenza italiana del semestre europeo che ha portato all’approvazione del Piano Juncker di investimenti, abbiamo condizionato “un nuovo inizio” proprio a questo atteggiamento di coerenza e rispetto. Ci ha fatto piacere che il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, abbia fatto proprio il motto del nostro semestre (“fresh start”) e parli ora di “new start”, un nuovo inizio da incardinare su crescita e investimenti. I primi passi di questa Commissione andavano correttamente in questa direzione. Poi negli ultimi mesi del 2015 abbiamo notato tentennamenti e passi indietro dallo stesso esecutivo europeo, addirittura tra i partner europei – specialmente nell’Eurogruppo che riunisce i ministri delle Finanze – una tendenza a rimettere in discussione la svolta su investimenti e flessibilità fiscale già stabilita.
Una seconda priorità riguarda la politica della concorrenza. Quest’ultima deve tenere presente che il mondo è cambiato. Venticinque anni fa dovevamo costruire un mercato europeo e prospettare una collaborazione/competizione con il mercato degli Stati Uniti. Oggi il mercato con cui ci confrontiamo è globale, abbiamo una concorrenza fortissima dell’Asia dove sono molto più pronunciate le politiche statali e i sussidi pubblici a sostegno delle imprese locali. Quando parliamo di “aiuti di stato”, quando ragioniamo su dossier vitali come quello del futuro dell’Ilva, dobbiamo far sì che Bruxelles smetta un approccio troppo legalistico e astratto. Ne va del futuro dell’industria italiana e quindi europea.
Sandro Gozi è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei