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Fa un po’ freddo là fuori

Le stime preliminari del pil deludono le attese. Chi può offuscare il sole di Renzi?

Interrogativi sul vigore della ripresa. Siamo al riparo? Gutgeld apre una disputa con Münchau sulla capacità di resistenza italiana ai marosi dell'economia globale
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Roma. Le stime preliminari sulla crescita italiana nel terzo trimestre sono state di poco inferiori a quanto previsto dagli analisti. Così sorgono interrogativi sulla capacità dell’economia di resistere alle minacce esterne che incombono da più parti. La crescita del prodotto interno lordo italiano tra giugno e settembre è stata inferiore alle aspettative delle case d’affari. Le stime preliminari dell’Istat pubblicate ieri dicono che l’espansione si ferma allo 0,2 per cento, contro lo 0,3 atteso, e comunque inferiore rispetto a primo (più 0,4) e secondo trimestre (più 0,3) del 2015. Il dato dovrebbe essere accolto con il beneficio d’inventario che merita perché, in quanto preliminare, non se ne conoscerà la composizione fino alla seconda stima dell’ufficio di statistica che verrà pubblicata il 15 dicembre. Secondo l’Istat, la domanda domestica ha contribuito in maniera positiva alla crescita mentre la sorpresa negativa arriva dal più debole commercio estero netto. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sperava in un decimale in più e, dicendo di non volere essere “troppo ottimista”, confida in una correzione delle stime definitive, come d’altronde è avvenuto nei due precedenti rilevamenti.

 

Il fatto che in due occasioni precedenti la crescita del pil preliminare è stata corretta positivamente in seguito “spero porti bene”, ha detto Matteo Renzi sfidando i gufi e anche la superstizione di venerdì 13 ricordando che “comunque è il terzo trimestre consecutivo positivo”. Come dire: sempre meglio che un altro tuffo nella recessione. Gli osservatori non sembrano dare troppo peso alla défaillance statistica. Barclays, una banca inglese, ha confermato ieri in una nota le sue previsioni di crescita per i prossimi tre anni (più 0,8 nel 2015, più 1,4 nel 2016, più 1,4 nel 2017). Il governo ritiene di centrare l’obiettivo di crescita dello 0,9 per cento fissato a fine anno. I fattori positivi e negativi discriminanti per il futuro sembrano per ora pareggiarsi in un contesto generale che però offre tutt’altro che granitiche certezze.

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[**Video_box_2**]Gli analisti insistono sulla resilienza della domanda interna che puntella la crescita dei consumi privati, ma è troppo presto per dire quanto sia consistente e per capire l’influenza dei prezzi depressi sui consumi; questi ultimi ragionevolmente gonfiati dalla dinamica deflazionistica dell’Eurozona (ammessa anche dalla Banca centrale europea). Esponenti governativi ed economisti hanno spesso guardato al prolungato calo dei prezzi petroliferi e alla liquidità offerta dalla Bce come elementi rassicuranti. Tuttavia a preoccupare sono gli scricchiolii del commercio. La vitalità degli scambi mondiali si è affievolita, ciò rischia di procurare seri dispiaceri all’Italia, seconda nazione manifatturiera europea a vocazione esportatrice che vede nel settore automobilistico l’unica chiara fonte di buone notizie per l’attività industriale. Le ombre si avvicinano. Il ceo di A.P. Møller-Maersk, prima compagnia di logistica navale mondiale, ha indicato il deterioramento del mercato del trasporto di container alla fine del terzo trimestre come causa della revisione negativa delle aspettative di profitto per l’azienda. Maersk, valido barometro dei commerci globali, non prevede una ripresa del mercato entro quest’anno. In altri termini, per dirla con Andrew Haldane, capo economista  della Bank of England, “qualsiasi sia la ragione, l’aereo dell’economia sembra avere perso velocità sulla pista di decollo”. L’Italia è al riparo? Yoram Gutgeld, principale consigliere economico di Renzi, ha detto a Reuters che il paese è “immune” alle turbolenze esterne  perché nei prossimi 12-24 mesi sarà protetto dalla consistenza delle riforme incardinate e dall’attesa della riduzione delle tasse. Quella di Gutgeld pare una risposta indiretta a un commento di Wolfgang Münchau sul Corriere della Sera che consigliava all’Italia di prepararsi a reggere i contraccolpi. Agli occhi di Münchau, osservatore tedesco di stanza a Londra, le parole di Gutgeld suonano “un po’ troppo compiaciute”. Sia come sia, inizia a fare freddo là fuori.

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