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Così i furbi ci guadagnano (ancora)

Leonardo Becchetti
Aumentare la soglia d’uso di monete e banconote incentiva il sommerso o no? Girotondo di opinioni sul casus belli che sta destabilizzando l’Agenzia delle entrate
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Innalzare la soglia del contante vuol dire muovere in direzione opposta e contraria al principio “pagare meno pagare tutti” (annullando l’evasione potremmo pagare tutti dal 30 al 50 per cento di tasse in meno) verso quello dove i più furbi fanno transazioni in nero e pagano meno e gli onesti di più. Più che una razionalità economica la scelta sembra rispondere ad un compromesso politico con lobby forze politiche che chiedevano fortemente questa misura.

 

Visto che non esistono tipologie di consumatori che “spontaneamente” e senza finalità di riciclaggio o di evasione girano con migliaia di euro in contante e non dispongono di carta di credito non ci sono altre motivazioni dietro questa scelta se non quella di favorire transazioni in nero tra i 1.000 e i 3.000 euro. E il forte sospetto che a beneficiarne particolarmente sia il mercato degli affitti dove molte delle transazioni sono all’interno di quella classe dimensionale.

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[**Video_box_2**]Più elegante ed equo sarebbe stato prevedere sgravi fiscali per le transazioni sopra questa soglia. In questo modo il beneficio sarebbe stato esteso a tutti, anche agli onesti che non utilizzeranno l’“opportunità” del nero. Senza contare che un’esenzione erga omnes riduce il rischio perché chi fa una transazione in nero si espone pur sempre al rischio di essere individuato e sanzionato. Che un’operazione mirata e tutto sommato di piccola portata come questa possa avere vasti impatti sui consumi è assolutamente opinabile. Molti di più ne avrebbe avuto un’impostazione più progressiva della manovra di riduzione delle tasse.

 

Leonardo Becchetti è professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata

 

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