Dimezzati i poveri nel mondo in 25 anni. E Piketty non ci aveva ancora "illuminato"
"Il capitale nel XXI secolo", il libro dell'economista francese Thomas Piketty, una volta tradotto in inglese nel 2013, è presto diventato un tormentone, sulla base del quale è stato rilanciato in tutto il mondo il dibattito sulla diseguaglianza. Per definizione "crescente", e ovviamente da curare con tasse patrimoniali esose e in generale con un temperamento degli animal spirits del mercato.
La notizia è che gli obiettivi sono stati centrati, a volte in anticipo. "La povertà estrema è declinata in modo significativo negli ultimi due decenni. Nel 1990 quasi la metà della popolazione nel mondo in via di sviluppo viveva con meno di 1,25 dollari al giorno; nel 2015 la stessa proporzione è scesa al 14 per cento". In termini assoluti, il numero di persone che vivono in estrema povertà è stato "dimezzato", da 19, miliardi di persone nel 1990 a 836 milioni nel 2015. Con la maggior parte dei progressi raggiunta dal 2000 a oggi, spiega il rapporto dell'Onu. "La percentuale di persone sottonutrite nelle regioni in via di sviluppo è anch'essa dimezzata dal 1990, dal 23,3 per cento del 1990-'92 al 12,9 per cento nel 2014-16".
Il pil e il pane non sono tutto, potrebbe obiettare ancora qualcuno. Eppure, spiega l'Onu, anche la percentuale di bambini morti prima di arrivare all'età di 5 anni è diminuita, addirittura più che dimezzata: da 90 bambini morti ogni 1.000 nel 1990 prim'ancora di raggiungere i 5 anni, siamo scesi in tutto il mondo a 43 su 1.000 nel 2015.