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di cosa parlare stasera a cena

Avanza il piano europeo per il sostegno a lungo termine dell'Ucraina

Giuseppe De Filippi

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Un programma europeo per rendere stabile nel periodo dal 2024 al 2027 il sostegno dei paesi Ue all’Ucraina, con una somma di 5 miliardi di euro. La proposta è più avanti di quanto si possa immaginare e ha il forte sostegno del Consiglio e della Commissione, attraverso il responsabile comune della politica estera, Josep Borrell. La stabilizzazione dei progetti di aiuto militare e civile serve a dare certezza al governo ucraino e a tagliare le prospettive di influenza e inquinamento mediatico da parte russa nelle vicende dei paesi Ue. È arrivata sui tavoli dei ministri degli Esteri europei, assieme alla definizione degli interventi diretti per la formazione dei militari ucraini e a quelli sulle forniture di munizioni.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Anche dalla Cisl viene il richiamo al confronto con il governo. Luigi Sbarra chiama Maurizio Landini per unire le forze in vista delle decisioni da prendere sulla manovra. Qui dicevamo che per Giorgia Meloni queste precoci iniziative sindacali (siamo ancora in agosto) possono dare opportunità di manovra più di quanto riducano gli spazi di libertà nelle decisioni governative sulla politica economica. Per essere più chiari: Meloni ha da guadagnare in termini politici da un maggiore coordinamento dell’azione di governo con le richieste sindacali. Un tema per tutti, quello della previdenza: è meglio per il premier (e per il ministro Giancarlo Giorgetti) confrontarsi con il sindacato sulle pensioni, anche duramente, invece di doverlo fare con Matteo Salvini o qualche suo epigono. Al sindacato si può concedere qualcosa e negare altro, mentre la partita con Salvini verrebbe subito minata dal rivendicazionismo velleitario e puramente elettoralistico. È chiaro che non basterà l’apertura del confronto sindacale a mettere un freno al leader leghista, ma è altrettanto evidente quanto la sua azione verrebbe depotenziata da un forte dibattito con Cgil, Cisl e Uil.

Fatto #2

Un altro paese centrafricano in cui il governo legittimo (aveva appena rivinto le elezioni) viene deposto rapidamente e con la forza. In Gabon viene esautorato Ali Bongo (figura interessante, figlio di un precedente presidente, massone convertitosì all’Islam, autore anche di un disco funky negli anni Settanta) e l’esercito porta in trionfo il suo successore. La scia di instabilità nell’area sta diventando impressionante, anche se è difficile orientarsi tra i collegamenti internazionali dei vari golpisti (come è successo in Niger).

Fatto #3

Le proteste in Siria segnalano che la stabilizzazione (con le bombe) tentata da Bashar Assad col sostegno di Vladimir Putin non è completamente realizzata.

Oggi in pillole: