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DI COSA PARLARE STASERA A CENA

La polemica sulla legge elettorale divampa ora. Un paradosso

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Non esiste l’uninominale corretto, esiste l’uninominale e basta. Anche la nostra legge elettorale appartiene a quella categoria, perché la cosiddetta quota proporzionale diventa per forza una specie di spalmatura uniforme, un tacco sotto alle scarpe di tutti, ma non in grado di modificare le altezze relative. Chi l’ha scritta (oggi se la rinfacciano un po’ da varie parti, con Enrico Letta a criticarla e molti altri pronti alla facile risposta sull’origine piddina della legge) intendeva forse rispondere a troppe esigenze, o a troppe furbizie, e ha finito per scrivere una legge oggettivamente molto complicata, ma la cui applicazione non riesce a sfuggire alla regola fondamentale dei sistemi uninominali e cioè al vantaggio per chi in un collegio prende il maggiore numero di voti.

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Il metodo a collegi chiusi, da ciascuno dei quali esce un solo eletto, ha brillantissime applicazioni nel mondo, qui siamo riusciti a renderlo perverso perché lo facciamo operare di nascosto e gli abbiamo accostato una consistente quota di attribuzione di seggi con legge proporzionale e abbiamo creato una confusione terribile, in cui i proporzionalisti credono di vivere nel loro mondo preferito e gli uninominalisti pure. I due sistemi non possono convivere, né mischiarsi. Sono come olio e acqua. Ma l’uninominale è caratterizzante, cioè dà vantaggi rilevanti, mentre il proporzionale è più bonario, tendente a far contenti tutti.

 

L’idea del nostro accrocco era quella di dare, attraverso il proporzionale, una specie di diritto di tribuna a partiti piccoli ma irriducibilmente solitari nel dibattito politico. Posizioni di questo tipo sono rarissime nello spettro della competizione elettorale. In Italia ne sono emersi addirittura due di partiti o liste intenzionati a correre in questo modo, per il diritto di tribuna e senza pressoché alcuna chance di vincere qualche uninominale. Per le posizioni deresponsabilizzanti è la perfezione. È un po’ paradossale che proprio una lista di ferventi governisti, cioè di gente che bada a vincere e contare, come quella composta da Azione e Italia Viva, abbia scelto invece la strada della tribuna, più confacente, invece, a uno schieramento che, malgrado tutto, resta antisistema (pur avendo governato con varie alleanze) come i 5 stelle. È disarmante che la discussione politica, torniamo a Letta, stia divampando ora, a cose non fatte ma strafatte. A cena parlatene, ma senza infervorarvi. 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

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Avanti con le decisioni europee su gas e energia. Il commercio russo di gas, carbone e idrocarburi, ne sta soffrendo e ne verrà colpito in modo definitivo. Perché quando cambia il mix energetico del più grande compratore mondiale, cioè dell’Ue, le conseguenze, stabili e durevoli, travolgono l’intero sistema degli approvvigionamenti globali. Ursula von der Leyen si prende qualche insulto e un po’ di tentativi di ridicolizzarla, ma sta portando a termine un progetto di transizione di enorme importanza. È chiaro che al Cremlino il potere non può restare intatto se vengono meno le entrate commerciali legate all’energia. La prova del nove

Fatto #2 

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La stramba inflazione italiana, in cui, dopo mesi dai primi rialzi, crescono le vendite sia in volume sia in valore

Fatto #3

Come potrebbe proseguire la strategia ucraina nella guerra di liberazione dall’invasione russa ancora nel 2023

Oggi in pillole

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