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DI COSA PARLARE STASERA A CENA

Le ragionevoli richieste di Zelensky al Parlamento e la visione di Draghi: "Vogliamo l’Ucraina nell’Ue"

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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E di che vorreste parlare se non del discorso di Volodymir Zelensky al Parlamento italiano? Purtroppo, la ricezione su parte della stampa è stata di tipo sanremese o da giuria del Grande fratello. Insomma, si è fatto caso all’esecuzione, all’intensità, alla capacità empatica, e non ai contenuti. Sul sito del Corriere della sera si parlava di intervento “sentimentale e un po’ sotto tono”, come una prima della Scala, ecco. I punti centrali, non sentimentali e col tono giusto, sono nella richiesta di mantenere e incrementare gli aiuti, compresi ovviamente quelli ai profughi. Mariupol, per capirci, dice Zelensky, è grande come Genova, immaginatela sotto assedio

 

Poi, per fortuna, c’è un presidente del Consiglio che non fa l’opinionista da reality show e cerca di ragionare sulla sostanza delle cose. Si noti che dicendo “vogliamo l’’Ucraina nell’Ue” non si sta fissando un calendario accelerato o forzato, ma è l’espressione di una possibile convergenza politica e strategica insieme alla promessa di mantenere l’attuale livello di sostegno militare ed economico e, se possibile, di aumentarlo. Insomma, non è un’espressione vuota, né contano le repliche nervose di chi, in punta di regolamenti europei, ribatte che però ci vogliono i tempi giusti e ci sono altri paesi prima in fila. Non è quello che conta, ovviamente.

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Poi c’è chi, preventivamente, sui giornali del mattino, dice e non dice, si nasconde dietro a una teoria sull’omologazione delle opinioni, e, con un po’ di supercazzola arriva dritto a Povia e all’uguaglianza valoriale tra chi sostiene l’Ucraina e la sua resistenza e chi esalta la Russia e la sua volontà di espansione. Negando anche l’evidenza e cioè negando che in Italia ci sia un costante tentativo di offrire, o imporre, nel dibattito pubblico le voci filorusse, gli spaccacapelli difensori di Putin e delle sue bombe, gli storicheggianti e i deterministi geografi del baretto, e che, però, quelle tesi non sfondano, non convincono nessuno tranne gli autori dei talk show (chissà perché spaventati dall’idea che un confronto in studio possa ospitare tesi sensate, concorrenti e perciò interessanti e non opposte in modo geometrico). È il solito Luca Ricolfi, in cerca di visibilità lui stesso da tempo, e quindi naturaliter parlante come un autore di talk show. E poi c’è Alexei Navalny, nuovamente condannato senza una ragione che non sia la repressione politica, a 9 anni di carcere. Sì, il problema è proprio quello della mancanza di dibattito, come dice Ricolfi. 

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Le tre "cose" principali


Fatto #1
Oppure, punto più politico-elettoralistico, leggere Giuseppe Conte e pensare che forse in Ucraina c’è stato un terremoto, uno tsunami a Odessa, la peste, tutto ma la guerra e le bombe di Putin no. E, invece, leggere le parole misurate e intelligentemente corrette di Enrico Letta (e pensare che dovrà mandare avanti un’alleanza politica con Conte). 
 

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Fatto #2
Matteo Salvini sembra, come ci attendevamo, più dalle parti, afasiche, di Conte

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Fatto #3
Come va la guerra? Verso l’orrore (e senza grandi obiettivi strategici) a Mariupol. Danni (nuovamente non strategici) in tutte le direzioni, più che una guerra è un modo per produrre un gigantesco disorientamento mondiale, una super confusione.

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Dice Nexta che i russi non riescono più a produrre carri armati (e perciò, forse, fanno la loro tragica ammuina). 

La difesa americana (ben informata) dice che i russi sono in difficoltà.

 

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