DI COSA PARLARE STASERA A CENA

La crisi immobiliare di Evergrande preoccupa la Cina (e non solo)

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Una società il cui nome sembra preso da una scritta su qualche muro italiano, una specie di qualcuno forever, ma che sta mettendo in subbuglio i mercati finanziari. Si chiama Evergrande ed è cinese. In grande, ma non forever, ha fatto investimenti immobiliari, senza curarsi troppo delle reali prospettive di mercato. È cresciuta, ha contratti aperti per la consegna di migliaia di immobili, ha rapporti finanziari sempre più in difficoltà con banche e sottoscrittori. Un pagamento da qualche decina di milioni di euro a scadenza ravvicinata potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Prima di questo evento traumatico potrebbe completarsi l’operazione di pesante intervento d’ufficio delle autorità cinesi, con cui si costringerebbero altre aziende del settore a farsi carico di vari pezzi dell’azienda, riuscendo a diluirne le situazioni debitorie. I mercati mondiali soffrono per le probabili conseguenze sulle banche e sul mercato immobiliare (si dovrà svendere e di conseguenza svalutare un bel po’ l’intero settore). A cena potremmo osservare che il governo cinese sta diventando sempre più un salvatore di imprese, con una logica più simile alla tarda Efim che all’Iri degli anni Cinquanta e quella è sempre una china pericolosa (specialmente per un paese che vorrebbe candidarsi a guidare l’economia mondiale).

 

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1

Vincono la loro battaglia legale gli operai di Gkn, con il riconoscimento, da parte del tribunale, di un limite alle scelte delle aziende. Il giudice ha stabilito che non è consentito arrivare al licenziamento collettivo senza aver informato i sindacati durante le varie tappe che hanno portato alla decisione e senza aver condiviso con loro alcuni dati riguardanti la situazione aziendale. Gkn, dopo la sentenza, ha immediatamente sospeso le procedure per la fine dell’attività, ma i suoi dirigenti non intendono avviare, a quanto si capisce, una nuova procedura di confronto, con la mediazione del governo. Il loro ricorso era fondato su regole solidamente presenti nel nostro ordinamento (come già ben spiegato sul Foglio).

 

Fatto #2

Adesso i nemici del green pass diranno che, ecco, è una cosa clericale, oppure che per l’obbligo si punta all’eternità. Ma l’attesa per liberarsi del green pass sembra molto inferiore e sconsiglia di fare della sua abolizione una battaglia politica.

 

Fatto #3

A novembre si riaprono le frontiere degli Usa per chi arriva da Ue e Uk ed è vaccinato. Dicono che Joe Biden ha preso questa decisione anche per provare a recuperare i rapporti con l’Ue dopo lo schiaffone dell’alleanza strategica con Uk e Australia.

 

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