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Di cosa parlare stasera a cena

Luca Attanasio, tanto valore e tanta meravigliosa umanità

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Poi scopriamo che nell’Italia urlante o insultante, dove volano pigre e ripetitive offese e producono ridondanti espressioni di solidarietà, esistono persone come l’ambasciatore Luca Attanasio. E che si può essere uccisi per proteggerlo, per proteggersi gli uni con gli altri, ma senza i mezzi adeguati, come succede quando, non facendo male a nessuno e anzi facendo molto bene, ci si sente sicuri e si pensa che sì noi ci portiamo un po’ di armi per difenderci ma tanto non le useremo, e le forze preponderanti, e basta poco per esserlo contro un mini convoglio e pochi uomini, non arriveranno. Morire, colpito per primo, perché era l’unico che avrebbe potuto contrastare l’azione degli assaltatori, come è successo al carabiniere Vittorio Iacovacci. E poi l’attacco agli altri e i colpi che hanno raggiunto l’ambasciatore.

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Poi scopriamo che nell’Italia urlante o insultante, dove volano pigre e ripetitive offese e producono ridondanti espressioni di solidarietà, esistono persone come l’ambasciatore Luca Attanasio. E che si può essere uccisi per proteggerlo, per proteggersi gli uni con gli altri, ma senza i mezzi adeguati, come succede quando, non facendo male a nessuno e anzi facendo molto bene, ci si sente sicuri e si pensa che sì noi ci portiamo un po’ di armi per difenderci ma tanto non le useremo, e le forze preponderanti, e basta poco per esserlo contro un mini convoglio e pochi uomini, non arriveranno. Morire, colpito per primo, perché era l’unico che avrebbe potuto contrastare l’azione degli assaltatori, come è successo al carabiniere Vittorio Iacovacci. E poi l’attacco agli altri e i colpi che hanno raggiunto l’ambasciatore.

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Purtroppo, la notizia della sua morte è stato il modo peggiore di far sapere a tutti, e non solo a chi si appassiona a un premio per la pace o alle cronache da luoghi remoti e di un impegno che solo sul posto, in quei luoghi remoti, è possibile capire davvero, che c’era nei nostri ranghi diplomatici una persona come Attanasio, di tanto valore e di tanta meravigliosa umanità. E che aveva una bellissima famiglia e una moglie impegnata come lui nella solidarietà (ecco, questa è la solidarietà, quella che si offre, non quella che si esprime su Twitter con due righe)

 

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Le tre "cose" più importanti

#1

Allora mettiamo come primo fatto della giornata una semplice petizione, una richiesta, che forse non arriverà a nessun risultato anche se speriamo profondamente di sì. Ci si mobilita, si firma, si presenta l’iniziativa in parlamento, per ottenere la concessione della cittadinanza italiana a Patrick Zaky

 

#2

C’è una proroga delle regole sugli spostamenti tra regioni, il blocco verrà mantenuto fino al 27 marzo. Nelle zone rosse (poche) c’è una disposizione in più per vietare le visite nelle case. Lo ha deciso stamattina il consiglio dei ministri, analizzando il decreto del precedente governo in scadenza il 25 febbraio. A giorni arriverà poi un dpcm (ebbene sì, un dpcm, ma qui non ci eravamo mai scandalizzati per quelli di Conte e quindi non cominciamo adesso) con altre decisioni di immediata applicazione sulle restrizioni alla nostra vita sociale ed economica

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#3

Il fastidio per i fateprestisti e per i re della logistica, qualifiche spesso riunite nella stessa persona. Che poi, mentre loro strillano “fate presto” e scrollando il capo danno indicazioni infallibili su centri vaccinali e ferree priorità, le cose vanno avanti in qualche modo, ma arrivano anche precisazioni tecniche a spegnere gli entusiasmi per le soluzioni facili facili. C’è una certa fissazione, tipica appunto dei re della logistica, per cui il problema della campagna vaccinale sarebbero i luoghi in cui effettuare le punture. Ora, questo non è proprio un fatto appassionante. I luoghi non mancano e puntualmente vengono elencati sui giornali. A volte, senza che ciò provochi imbarazzo, sono un po’ scoperte dell’acqua calda. Per cui arriva uno e dice che si useranno le stazioni (uh, le stazioni), poi un altro parla di teatri o i grandi spazi fieristici o convegnistici (uh i teatri, uh la Nuvola di Fuksas, uh la Fiera), e un altro tirerà fuori gli aeroporti o grandi parcheggi coperti dei centri commerciali (uh gli aeroporti, uh i grandi parcheggi coperti). Insomma, niente di difficile, anche perché non sono gli spazi a mancare, ma, pensate un po’, sono i vaccini. Perché, qui ci siamo permessi di stemperare anche questa indignazione, sono frutto di una campagna produttiva e di ricerca come mai era successo nella storia umana. E ci saremmo stupiti, francamente, del contrario, e cioè di una disponibilità pronta, immediata, prevedibile, senza intoppi. In ogni caso l’effetto dei ritardi, al massimo, è quello di uno slittamento di qualche giorno. Tra l’altro sono ritardi anche recuperabili, come dice l’azienda italiana che supporta AstraZeneca nella produzione del vaccino. Allora poi arrivano i re della logistica sempre associati ai fateprestisti a chiedere, ohibò, di produrre vaccini in Italia. E che sarà mai, no (ovviamente, la gran parte di loro non sanno fare neanche la maionese). Ma i tempi, andando oltre gli appelli, più di tanto non si possono comprimere. Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi ha spiegato che il vaccino è un prodotto vivo e che farne non è come realizzare altri farmaci e, anche correndo, meno di 4 mesi per avviare una produzione non si possono impiegare. 

Poi c’era anche la fissazione contro la loquacità degli scienziati coinvolti nelle scelte governative, con un’acrimonia inspiegabile verso chi esprimeva il suo punto di vista. Tanto che viene letta come un progresso la limitazione del diritto di esternazione del pensiero.

 

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