Un viale con molti cipressi a Crete Senesi nei pressi della Via Francigena (Ansa)

EDICOLE E BALOCCHI

Cari camminatori laici ma affascinati dalle vie sacre, ecco la vostra guida

Arnaldo Greco

D’estate le vetrine sul retro delle edicole si colorano d’azzurro. Breve viaggio tra le riviste di viaggi che parlano di spiagge, escursioni e pellegrinaggi

D’estate le vetrine sul retro delle edicole si colorano d’azzurro: l’azzurro delle Cicladi, le grotte del Mediterraneo, gli angoli da riscoprire delle coste turche, la Sicilia nascosta, la Sardegna incantata, il mare da sogno, la natura, l’arte, le isole uniche, tutte naturalmente, perché è il momento della vacanza e, dunque, le riviste di viaggi non hanno altro che azzurro, i numeri speciali si sprecano, gli edicolanti tirano fuori dagli scatoloni vecchi numeri miracolosamente scampati al macero con consigli di alberghi che accettano solo dracme o, fuori da iperboli eccessive, perlomeno scritti prima della pandemia.

 

Ma, d’altra parte, che sia finita stiamo giocando tutti a fingerlo e, quindi, annullamenti di voli permettendo e assicurazioni sottoscritte, ecco a tuffarci nelle riviste della stagione, con la naturalezza e la fiducia del protagonista di “Ovosodo” che prova a fare colpo sulla raffinata ragazza romana proponendole una gita sulle bianche spiagge di Rosignano Solvay. Ma per non cadere nelle solite destinazioni “che non ti aspetti”, dove poi, in realtà, c’è una coda di auto parcheggiate fin sopra allo svincolo della superstrada, questa settimana analizziamo Cammini. Sui sentieri della storia e della tradizione, bimestrale di cui il numero di maggio-giugno 2022 è, in realtà, una riedizione.

 

Riedizione non aggiornata con troppa cura, visto che l’editoriale di apertura parla di lockdown e di “questo 2021 particolarmente importante”. Ma, d’altra parte, il cammino per eccellenza è quello di San Giacomo e sta lì da oltre mille anni, il cammino italiano più noto è la via Francigena che è persino più antica, perciò chi siamo noi per lamentarci di anno più o anno meno? E proprio San Giacomo è il vero dominatore di questo numero, perché il 2022 è l’anno santo giacobeo (in realtà era il 2021, ma è stato prorogato e, come reazione a catena, eccoci qui). “Il brand San Giacomo funziona” direbbero a una fiera del settore vacanze, noi altri possiamo limitarci a notare che San Giacomo deve avere ancora un grande potere attrattivo per chi si muove tra sentieri e cammini giacché, solo in questo numero, si presenta un cammino verso Santiago diverso da quello più noto, e poi “Pistoia: la Santiago italiana, crocevia di cammini”, “U viaggiu i San Jacupu: il circuito di Capizzi”, “L’Italia di San Giacomo: reliquie e cammini”.

 

Reportage da cui scopriamo che in Italia sono custoditi la giuntura di un dito di San Giacomo, il frammento dell’osso di un braccio e una parte del costato del santo. E’ curioso che mentre l’Italia si fa sempre più laica, i cammini invece ruotino tutti attorno ad antichi pellegrinaggi, a santi, a chiese campestri o a monasteri sperduti. Come se il rito, pur spogliato della fede, fosse comunque necessario a questa attività. E rimanesse a offrire il senso pratico pur non riuscendo più a offrire il senso escatologico. Altri cammini proposti dalla guida hanno invece la pretesa storica come stimolo: è il caso del cammino di Carlo Magno tra Boario Terme e Ponte di Legno che, secondo la leggenda, avrebbe percorso anche Carlo Magno. Nessuno potrà mai scoprire com’è andata, ma effettivamente “cammino di Carlo Magno” è un buon nome e scegliere dei nomi è fondamentale nel marketing, che sia un’automobile, il panino dell’autogrill, o un trekking. Più commovente la scelta di chi ha inventato il “cammino Fogazzaro”, a cui auguriamo maggior fortuna rispetto a quella dello scrittore oggi un po’ bistrattato.

 

Come ogni rivista specialistica che si rispetti, non mancano le segnalazioni di libri sul tema trattato, tra cui guida che attribuisce poteri terapeutici al camminare, cosa sicuramente vera, ma comincia a destare qualche sospetto che durante questa ricognizione tra riviste specialistiche e di settore non ce ne sia nessuna che non abbia la sua guida ai poteri terapeutici, una volta del camminare, un’altra dell’accudire animali, e poi del cucire, del running, della bici, dello yoga e via dicendo. Ci sono poi i consigli sugli zaini, gli impermeabili, le scarpe e perfino le calze più adatte a camminare. Così come una comoda guida per imparare a distinguere i bastoncini per il trekking da quelli per il nordic walking, disciplina in grande fermento e di cui, da qualche anno, sono anche iniziate delle gare ufficiali durante le quali non viene premiata solo la velocità, ma anche la precisione dell’esecuzione tecnica.

 

Giunti a questo punto tocca ammettere che, spinto dalla lettura, anche il sottoscritto nello scorso fine settimana ha ceduto al fascino dei cammini e si è inerpicato lungo uno di questi. Ho camminato lungo il Ticino e poi fino al Po, appena in tempo prima che resti prosciugato del tutto. E’ stato bello, ma a differenza di quanto si legge in ogni pagina di Cammini vedere le cose brutte è molto più interessante di trovare quelle belle. Forse dovremmo ambire a un numero di Cammini dove vengano segnalati i ponti di metallo arrugginiti, gli edifici crollati, i paesini di solo cemento armato. E’ vero che le cose belle sono il premio della fatica, ma i premi belli danno una soddisfazione limitata, scoprire invece un premio della fatica pure nelle schifezze che hanno deturpato il paesaggio è più soddisfacente. 

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