"Oggi non pubblicherebbero mai American Psycho”, dice Bret Easton Ellis 

Giulio Meotti

Sono passati trent'anni dall'uscita del famoso romanzo. Ma ora che il femminismo censorio è diventato egemone e mainstream, quale casa editrice si sognerebbe mai di lanciare un libro sull’“educazione sentimentale” di uno “yuppie” di Manhattan con la passione per la violenza?

“Oggi nessuno pubblicherebbe Lolita di Nabokov”, ha detto l’editore Dan Franklin. “Nessuno ripubblicherebbe I versetti satanici”, gli ha fatto eco Salman Rushdie. E come potrebbe salvarsi il romanzo più famoso di Bret Easton Ellis, American Psycho, l’“educazione sentimentale” di uno “yuppie” di Manhattan con la passione per la violenza, che era già incorso nelle ire delle femministe quando uscì e il romanzo fu boicottato da Now, l’associazione storica delle donne americane, che lo definì “un manuale di tortura”? Al Telegraph, ieri Ellis ha confessato: “Oggi American Psycho non lo pubblicherebbero mai”.


La stampa fece pressioni su Leonardo DiCaprio perché non interpretasse il protagonista del film tratto dal romanzo, riuscendo così a dissuaderlo (verrà interpretato da Christian Bale). “Voglio dire, nessuno voleva pubblicarlo allora”, ha ribadito Bret Easton Ellis. “Pochissime persone si sono fatte avanti. Sono stato solo fortunato”. Oggi il femminismo censorio è diventato egemone e mainstream. Quando le riviste Time e Spy si impossessarono di alcune delle pagine più sconvolgenti del romanzo sulla violenza sessuale e denunciarono il libro, Simon & Schuster (che oggi flirta non poco con la censura e l’autocensura) lo lasciò cadere alla vigilia della pubblicazione. Il romanzo fu quindi immediatamente acquistato da un’altra casa editrice, Alfred Knopf.  La casa editrice Simon & Schuster si era impegnata con Ellis a lanciare il libro con una campagna tutta “muscoli ed energia”. “E’ una questione di gusto”, aveva poi detto il presidente Richard Snyder, annunciando la clamorosa decisione presa in extremis di non pubblicare Ellis. Con le prime copie pronte per la distribuzione, la marcia indietro scatenò un putiferio. Alzava gli scudi a difesa di Ellis la Author’s Guild, il sindacato degli scrittori, seguita a ruota dalla National Writers Union. Altri tempi, oggi la biografia di Philip Roth di Blake Bailey finisce al macero senza che le organizzazioni degli scrittori protestino. La censura è stata interiorizzata. 


A causa delle minacce di morte, i tour promozionali di Ellis in America e Gran Bretagna furono cancellati, perché sulla scia della fatwa a Rushdie nessuno era disposto a prendere alla leggera le minacce contro un autore. A Bret Easton Ellis arrivarono numerose minacce di morte prima ancora che American Psycho fosse pubblicato. Dovette firmare una dichiarazione dicendo che le aveva lette tutte. In questo modo, se qualcuno lo avesse ucciso, i suoi genitori non avrebbero potuto citare in giudizio l’editore.  Era il 1991. Nel 2021 non sarebbe neanche pensabile. Ora si mandano al macero le fiabe e si indignano per il bacio non consensuale di “Biancaneve e i sette nani”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.