Peggio dei compleanni sono solo i non compleanni di gente morta e sepolta
Manie senza senso. Oggi Rasputin compirebbe 151 anni. E allora?
Di quale anniversario moriremo oggi? Chi, proprio oggi, compirebbe anni che non compirà? Chi, in data odierna, se n’è andato per sempre e va importunato con la nostra sensibilità e un bel ricordo calendarizzato collettivo? La domanda sorge spontanea: gli anniversari aiutano a vivere o a morire meglio? Sfogliando i social e cliccando sui giornali, si direbbero entrambe le cose. Aiutano noi che viviamo a vivere nell’illusione che non si muoia mai per davvero, gratificando la nostra magnanimità di celebranti perpetui. E aiutano loro che muoiono (ovviamente muoiono sempre gli altri, perché noi siamo e saremo sempre lì, ritti sul bordo della fossa altrui a commemorare e a far contegnosamente di conto), aiutano loro che muoiono, si diceva, a morire in maniera squisita, in un modo sempre migliore e perfetto, anzi, perfezionato, cioè più allusivo, più struggente e travalicante, carico di significati metaforici che sta a noi svelare. Che bellezza gli anniversari costruiti ad arte, quelli singhiozzati con specchio e calcolatrice in mano e Wikiquotes in tasca… Ah, la metafora e la morte! Ah, la morte e la numerologia! Ah, la numerologia e il paragrafetto da far colare per rendere doppio servizio ai vivi e ai morti, come in cielo e così in terra – dacci oggi, oh arringatore di folle digitali con la lacrima in tasca, un’abile acrobazia ucronica, una storiella fatta con i se, un funerale rifatto con i ma, un anniversario che ci inventiamo, questa tenera follia, questa goccia di rugiada sulla cara salma, dopotutto è solo un peccato veniale, un castello in aria fritta.
Di quale anniversario moriremo oggi? Chi, proprio oggi, compirebbe anni che non compirà? Chi, in data odierna, se n’è andato per sempre e va importunato con la nostra sensibilità e un bel ricordo calendarizzato collettivo? La domanda sorge spontanea: gli anniversari aiutano a vivere o a morire meglio? Sfogliando i social e cliccando sui giornali, si direbbero entrambe le cose. Aiutano noi che viviamo a vivere nell’illusione che non si muoia mai per davvero, gratificando la nostra magnanimità di celebranti perpetui. E aiutano loro che muoiono (ovviamente muoiono sempre gli altri, perché noi siamo e saremo sempre lì, ritti sul bordo della fossa altrui a commemorare e a far contegnosamente di conto), aiutano loro che muoiono, si diceva, a morire in maniera squisita, in un modo sempre migliore e perfetto, anzi, perfezionato, cioè più allusivo, più struggente e travalicante, carico di significati metaforici che sta a noi svelare. Che bellezza gli anniversari costruiti ad arte, quelli singhiozzati con specchio e calcolatrice in mano e Wikiquotes in tasca… Ah, la metafora e la morte! Ah, la morte e la numerologia! Ah, la numerologia e il paragrafetto da far colare per rendere doppio servizio ai vivi e ai morti, come in cielo e così in terra – dacci oggi, oh arringatore di folle digitali con la lacrima in tasca, un’abile acrobazia ucronica, una storiella fatta con i se, un funerale rifatto con i ma, un anniversario che ci inventiamo, questa tenera follia, questa goccia di rugiada sulla cara salma, dopotutto è solo un peccato veniale, un castello in aria fritta.
Peggio degli anniversari, infatti, solo i non anniversari: i giornali ne sono pieni, i social ne traboccano. E’ tutto un anniversariodromo di ricorrenze che non ricorreranno, col terribile corollario del se. “Oggi David Bowie avrebbe compiuto 73 anni!” ricordava Repubblica due giorni fa, e va bene, in fondo non sarebbe niente, senonché sui social, a valanga, ecco che si coglieva lo spunto e si ipotizzava, si immaginava, si vaneggiava su cosa avrebbe detto, fatto, pensato, composto “il Duca Bianco scomparso quattro anni fa”, se. Ogni anno la stessa forma di vanesia riesumazione tocca a Pierpaolo Pasolini. “Oggi il poeta corsaro avrebbe 98 anni”, e giù a chiedersi – credendo di sapere, ma senza averne le prove – cosa direbbe della politica di oggi, delle periferie di domani o del risultato elettorale in Emilia-Romagna dopodomani. Il gioco potrebbe continuare all’infinito, infatti continua: ogni giorno ci sono Illustri Estinti che compirebbero centinaia di anni e che possiamo far parlare, a ogni ora anniversari veri o fittizi da ricordare e commemorazioni che non ha senso commemorare, ma è sempre bene postare e offrire testimonianza, condolersi, ricongratularsi e rimembrare il tempo di una vita mortale facendo dondolare il turibolo. Come non presenziare alla consacrazione all’infinito della badessa Simone de Beauvoir, che ieri avrebbe avuto centododici anni? E oggi? Ve lo siete chiesto, appena svegli? Chi si potrebbe, oggi, tramortire con un anniversario?
Come sempre, c’è l’imbarazzo della scelta. A seconda di come vogliate apparire, il 10 gennaio sono morti Tecla da Lentini (264) e Bufalo Bill (1917), e sono nati Rasputin (1869) e Anna Elizabeth Franzisca Adolphina Ludovica Freiin von Droste-Hülshoff (1797), autrice di indimenticati, vibranti poemetti sulla landa vestfalica – unico neo: era cattolica e non femminista, dunque fa brodo fino a un certo punto. In mancanza di anniversari veri (ma figuriamoci) si possono istituire fanta-anniversari e fondare pseudo-ricorrenze con lieta disinvoltura. Si può immaginare che chiunque potrebbe avere qualunque età, che so, 1.000 anni, e farsene necro-ventriloqui. Un esempio? Oggi li avrebbe il feudatario normanno Rabel Tancredi I, capostipite del casato degli Altavilla. Perché, in un punto imprecisato di un passato arido e incolto, abbiamo smesso di chiederci cosa direbbe e cosa farebbe, se? Avanti tutta, facciamo sentire in colpa gli immemori e piazziamo un virgolettato, anche falso, anche arrotondato, su Facebook. Tutto pur di dichiarare guerra agli anniversari imbecilli che ci minacciano quotidianamente da ogni lato, come il complifidanzamento di Di Maio. O l’appena trascorso, struggente pentamesifunerale di Graham, il gattino di Ed Sheeran. (“Nuovi particolari sulla scomparsa dell’animaletto emergono dal profilo Instagram della moglie del manager di Sheeran – la solitudine degli altri due micetti, Calippo e Dorito”).