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Peggio dei compleanni sono solo i non compleanni di gente morta e sepolta

Marco Archetti

Manie senza senso. Oggi Rasputin compirebbe 151 anni. E allora?

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Di quale anniversario moriremo oggi? Chi, proprio oggi, compirebbe anni che non compirà? Chi, in data odierna, se n’è andato per sempre e va importunato con la nostra sensibilità e un bel ricordo calendarizzato collettivo? La domanda sorge spontanea: gli anniversari aiutano a vivere o a morire meglio? Sfogliando i social e cliccando sui giornali, si direbbero entrambe le cose. Aiutano noi che viviamo a vivere nell’illusione che non si muoia mai per davvero, gratificando la nostra magnanimità di celebranti perpetui. E aiutano loro che muoiono (ovviamente muoiono sempre gli altri, perché noi siamo e saremo sempre lì, ritti sul bordo della fossa altrui a commemorare e a far contegnosamente di conto), aiutano loro che muoiono, si diceva, a morire in maniera squisita, in un modo sempre migliore e perfetto, anzi, perfezionato, cioè più allusivo, più struggente e travalicante, carico di significati metaforici che sta a noi svelare. Che bellezza gli anniversari costruiti ad arte, quelli singhiozzati con specchio e calcolatrice in mano e Wikiquotes in tasca… Ah, la metafora e la morte! Ah, la morte e la numerologia! Ah, la numerologia e il paragrafetto da far colare per rendere doppio servizio ai vivi e ai morti, come in cielo e così in terra – dacci oggi, oh arringatore di folle digitali con la lacrima in tasca, un’abile acrobazia ucronica, una storiella fatta con i se, un funerale rifatto con i ma, un anniversario che ci inventiamo, questa tenera follia, questa goccia di rugiada sulla cara salma, dopotutto è solo un peccato veniale, un castello in aria fritta.

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Di quale anniversario moriremo oggi? Chi, proprio oggi, compirebbe anni che non compirà? Chi, in data odierna, se n’è andato per sempre e va importunato con la nostra sensibilità e un bel ricordo calendarizzato collettivo? La domanda sorge spontanea: gli anniversari aiutano a vivere o a morire meglio? Sfogliando i social e cliccando sui giornali, si direbbero entrambe le cose. Aiutano noi che viviamo a vivere nell’illusione che non si muoia mai per davvero, gratificando la nostra magnanimità di celebranti perpetui. E aiutano loro che muoiono (ovviamente muoiono sempre gli altri, perché noi siamo e saremo sempre lì, ritti sul bordo della fossa altrui a commemorare e a far contegnosamente di conto), aiutano loro che muoiono, si diceva, a morire in maniera squisita, in un modo sempre migliore e perfetto, anzi, perfezionato, cioè più allusivo, più struggente e travalicante, carico di significati metaforici che sta a noi svelare. Che bellezza gli anniversari costruiti ad arte, quelli singhiozzati con specchio e calcolatrice in mano e Wikiquotes in tasca… Ah, la metafora e la morte! Ah, la morte e la numerologia! Ah, la numerologia e il paragrafetto da far colare per rendere doppio servizio ai vivi e ai morti, come in cielo e così in terra – dacci oggi, oh arringatore di folle digitali con la lacrima in tasca, un’abile acrobazia ucronica, una storiella fatta con i se, un funerale rifatto con i ma, un anniversario che ci inventiamo, questa tenera follia, questa goccia di rugiada sulla cara salma, dopotutto è solo un peccato veniale, un castello in aria fritta.

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Peggio degli anniversari, infatti, solo i non anniversari: i giornali ne sono pieni, i social ne traboccano. E’ tutto un anniversariodromo di ricorrenze che non ricorreranno, col terribile corollario del se. “Oggi David Bowie avrebbe compiuto 73 anni!” ricordava Repubblica due giorni fa, e va bene, in fondo non sarebbe niente, senonché sui social, a valanga, ecco che si coglieva lo spunto e si ipotizzava, si immaginava, si vaneggiava su cosa avrebbe detto, fatto, pensato, composto “il Duca Bianco scomparso quattro anni fa”, se. Ogni anno la stessa forma di vanesia riesumazione tocca a Pierpaolo Pasolini. “Oggi il poeta corsaro avrebbe 98 anni”, e giù a chiedersi – credendo di sapere, ma senza averne le prove – cosa direbbe della politica di oggi, delle periferie di domani o del risultato elettorale in Emilia-Romagna dopodomani. Il gioco potrebbe continuare all’infinito, infatti continua: ogni giorno ci sono Illustri Estinti che compirebbero centinaia di anni e che possiamo far parlare, a ogni ora anniversari veri o fittizi da ricordare e commemorazioni che non ha senso commemorare, ma è sempre bene postare e offrire testimonianza, condolersi, ricongratularsi e rimembrare il tempo di una vita mortale facendo dondolare il turibolo. Come non presenziare alla consacrazione all’infinito della badessa Simone de Beauvoir, che ieri avrebbe avuto centododici anni? E oggi? Ve lo siete chiesto, appena svegli? Chi si potrebbe, oggi, tramortire con un anniversario?

 

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Come sempre, c’è l’imbarazzo della scelta. A seconda di come vogliate apparire, il 10 gennaio sono morti Tecla da Lentini (264) e Bufalo Bill (1917), e sono nati Rasputin (1869) e Anna Elizabeth Franzisca Adolphina Ludovica Freiin von Droste-Hülshoff (1797), autrice di indimenticati, vibranti poemetti sulla landa vestfalica – unico neo: era cattolica e non femminista, dunque fa brodo fino a un certo punto. In mancanza di anniversari veri (ma figuriamoci) si possono istituire fanta-anniversari e fondare pseudo-ricorrenze con lieta disinvoltura. Si può immaginare che chiunque potrebbe avere qualunque età, che so, 1.000 anni, e farsene necro-ventriloqui. Un esempio? Oggi li avrebbe il feudatario normanno Rabel Tancredi I, capostipite del casato degli Altavilla. Perché, in un punto imprecisato di un passato arido e incolto, abbiamo smesso di chiederci cosa direbbe e cosa farebbe, se? Avanti tutta, facciamo sentire in colpa gli immemori e piazziamo un virgolettato, anche falso, anche arrotondato, su Facebook. Tutto pur di dichiarare guerra agli anniversari imbecilli che ci minacciano quotidianamente da ogni lato, come il complifidanzamento di Di Maio. O l’appena trascorso, struggente pentamesifunerale di Graham, il gattino di Ed Sheeran. (“Nuovi particolari sulla scomparsa dell’animaletto emergono dal profilo Instagram della moglie del manager di Sheeran – la solitudine degli altri due micetti, Calippo e Dorito”).

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