Lasciate perdere Marie Kondo. Per ordinare una libreria serve “mister Adelphi”

Giuseppe Fantasia

“I libri sono esseri autosufficienti, non richiedono nulla attorno a sé, se non un caffè o una tazza di tè”. Parola di Roberto Calasso, cui si devono libri inconfondibili, per il contenuto e per le copertine

Gli italiani e i libri, un rapporto non proprio idilliaco stando agli ultimi dati dell’AIE (l’Associazione Italiana Editori), un po' come una coppia alto-borghese che fa ben poco insieme, ma resta coppia per salvare le apparenza. La cosa è preoccupante, ma non è una novità. Quasi trenta milioni hanno letto almeno un libro all’anno - peggio di noi, solo la Slovenia, Cipro, la Grecia e la Bulgaria - e quelli che ne leggono più di uno al mese, cioè più di dodici l’anno, i cosiddetti “lettori forti”, sono a malapena cinque milioni. Nonostante tutto, però, il libro italiano si conferma la prima industria del Paese e le librerie sono il canale di vendita privilegiato dai lettori, considerando anche la crescita di quelle online e del mercato dell’e-book.

 

“Scegliere un libro da leggere é fondamentale”, spiega al Foglio Roberto Calasso, “mister Adelphi. “Si può far riferimento alla copertina, aggiunge, che varia in base ai propri gusti e al risvolto che, quando si é in una libreria senza un'idea, verrà sempre in aiuto”. "In quel momento - scrisse pochi anni fa ne “L'impronta dell'editore”, pubblicato dalla sua casa editrice - il lettore sta aprendo una busta e quelle poche righe esterne al testo del libro sono di fatto una lettera, una lettera ad uno sconosciuto". Ce lo ribadisce anche a voce, a Venezia, dove ha tenuto una lectio magistralis alla Fondazione Cini, nella scenografica Isola di San Giorgio, per quattro giorni sede del 36esimo Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri, un appuntamento annuale in cui l’editoria italiana e internazionale si confrontano sul presente e il futuro del libro.

 

Se a dire tutto questo é uno come lui - cui si devono libri inconfondibili, prima che per il contenuto, soprattutto per le copertine, valorizzate dai colori pastello Adelphi e dalla carta opaca dal nome esotico (imitlin) - non si può non credergli. Libri “unici” i suoi, come li definisce, “quelli in cui si riconosce che all'autore è accaduto qualcosa e quel qualcosa ha finito per depositarsi in uno scritto". Dal 1962, anno della fondazione della casa editrice con Roberto Bazlen e Luciano Foà, molte cose sono cambiate, a cominciare proprio dalla massima fonte di ricchezza che “non è più il petrolio, ma la pubblicità”. “Il libro oggi vive sui margini rispetto a un magma che si manifesta su schermi”, tuona l'editore. “L ‘e-book e Amazon mancavano perché non c’erano e dal 2010 sono diventanti dominanti, ma il danno alle vendite di libri in formato non cartaceo non ha danneggiato affatto il mercato editoriale, a differenza di quanto avvenuto, allo stesso modo, in quello discografico”.

 

Da gran snob quale è, poi, Calasso detesta le “librerie emporio”, quelle cioè dove si può trovare di tutto. A suo avviso, “non hanno futuro” (non lo diremo al gruppo Feltrinelli, visto che nelle loro si trovano in vendita anche mug, diari, zaini, giochi e oggetti di vario tipo), “ma meno male che ci sono tutte le altre”. Come differenziarsi, dunque?

 

“Occorre puntare sul contatto fisico, sulla qualità, due cose che non potranno mai avere i fruitori delle librerie on-line”. Ineffabile ed elusiva, la qualità é una costante in noi, “qualifica ogni istante”, precisa durante la sua lectio intitolata proprio “Come ordinare una libreria”, dove l’ordine comincia proprio dal suo aspetto, da come si presenta, “nel gusto dell’arredamento e nel corretto uso di luci, nell’assenza di musica di sottofondo, molestatrice del prossimo, e nella presenza di sedie”. Finalmente qualcuno di autorevole che sottolinea questa necessità che in molte librerie è un'ingiustificata mancanza che le porta ad assomigliare sempre di più a dei banali supermercati pieni di scaffali senza anima, dove si sta sempre in piedi senza avere la possibilità di sfogliare e di leggere comodamente qualche riga di quel libro che si vorrebbe comprare. “Chi sfoglia libri in piedi ha sempre un’aria furtiva”, continua Calasso, “diventando così fastidioso per gli altri clienti”. “Ordiniamole come si deve, perché solo così facendo esse diventeranno un luogo speciale dove si ha voglia di entrare, un po’ come accadeva nei club inglesi dell’Ottocento, solo che al posto dei soci ci sono i libri”.

 

Guai a dirgli, poi, che il libro da solo non basti, perché anche lì ha le idee molto chiare. “I libri sono esseri autosufficienti, non richiedono nulla attorno a sé, se non un caffè o una tazza di tè”. Browsing, un navigare ma a vista, direbbero gli inglesi, a lui tanto cari in questo “gioco” che è poi l'editoria, “uno di quelli che fino a quando durerà, conclude, “sono sicuro che ci sarà sempre qualcuno pronto a giocarlo con passione".

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