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L’illusione delle vacanze Covid-intelligenti

Sardegna e pregiudizio

Simonetta Sciandivasci

In una manciata di giri di Rolex e sbarchi, l'isola s’è ritrovata focolaio. L’onda critica sulle vacanze in Grecia ha cambiato verso. E il Covid c’entra poco

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Credevamo che gli italiani tradottisi in Grecia per le vacanze fossero gli stronzi dell’estate. Stavamo impegnandoci a recapitare loro salaci reprimenda, naturalmente in tweet o commento a foto da Corfù; a sacramentare contro la tv, vedendoli sbarcare a Brindisi sul Tg1; a dire al bar che avrebbero dovuto starsene a casa, al mare loro, Mare Nostrum, che è il più bello del mondo, ché son decenni che si prova a far capire a questi fessi che altro che Cuba, Mikonos e Tenerife, noi abbiamo Pizzomunno, Peschici, Polignano a Mare, e se non si riesce a fare a meno di salire su un traghetto, ci sono Ortigia, Mondello, la Riserva dello Zingaro, la Costa Smeralda e tutta la Sardegna, che è pure covid free. Ma purtroppo fortunae rota volvitur e la terra sarda da incontaminata che era, in una manciata di giri di Rolex e sbarchi, s’è ritrovata focolaio. E così ci si è spalancata davanti la ghiotta opportunità d’insultare gli italiani tradottisi in Sardegna, quelli che odiamo più di tutti da sempre, perché hanno la barca e sono nati con la camicia di lino e hanno figli diplomati in barca a vela. Quelli che insultiamo tutti gli anni, nelle cene di fine estate che iniziano col karaoke e finiscono a mazzate, come in “Ferie d’agosto”, quando Ennio Fantastichini pronuncia l’epico “io i partiti l’ho votati tutti”.

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Credevamo che gli italiani tradottisi in Grecia per le vacanze fossero gli stronzi dell’estate. Stavamo impegnandoci a recapitare loro salaci reprimenda, naturalmente in tweet o commento a foto da Corfù; a sacramentare contro la tv, vedendoli sbarcare a Brindisi sul Tg1; a dire al bar che avrebbero dovuto starsene a casa, al mare loro, Mare Nostrum, che è il più bello del mondo, ché son decenni che si prova a far capire a questi fessi che altro che Cuba, Mikonos e Tenerife, noi abbiamo Pizzomunno, Peschici, Polignano a Mare, e se non si riesce a fare a meno di salire su un traghetto, ci sono Ortigia, Mondello, la Riserva dello Zingaro, la Costa Smeralda e tutta la Sardegna, che è pure covid free. Ma purtroppo fortunae rota volvitur e la terra sarda da incontaminata che era, in una manciata di giri di Rolex e sbarchi, s’è ritrovata focolaio. E così ci si è spalancata davanti la ghiotta opportunità d’insultare gli italiani tradottisi in Sardegna, quelli che odiamo più di tutti da sempre, perché hanno la barca e sono nati con la camicia di lino e hanno figli diplomati in barca a vela. Quelli che insultiamo tutti gli anni, nelle cene di fine estate che iniziano col karaoke e finiscono a mazzate, come in “Ferie d’agosto”, quando Ennio Fantastichini pronuncia l’epico “io i partiti l’ho votati tutti”.

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Ante Covid, odiare l’italiano che trascorreva le vacanze in Sardegna ti classificava come pauperista illiberale, col Covid fa di te un accorto diligente cittadino col senso dello stato, che ormai combacia col senso della precauzione.

    

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Non potevamo chiedere di meglio, e infatti non lo abbiamo chiesto, e come spesso accade quando non si fa domanda d’un bene, quello arriva, e così è successo che al Billionaire sono stati trovati sei positivi nel personale, che Mihajlovic è tornato a Bologna col Covid e che tutti i signori che hanno giocato una partitella di calcetto nelle tenute briatoresche si sono dovuti velocemente tamponare – Bonolis ha detto che non s’è fatto prendere dal panico e sta benone, grazie, baci.

   

Il musico fallito e pio teorete che è in noi ha intimamente goduto, e con gravità da sincero statista ha soltanto commentato: ecco, ecco qua, laddove fino a ieri non aveva fatto altro che dire, agli italiani a Paros, ma perché non ve ne andate a Porto Cervo, che pure se siete poveri quest’anno avete il bonus vacanze, e in più aiutate il turismo italiano? E certamente ci sono, tra i vacanzieri in Sardegna, italiani che mai e poi mai c’erano stati, e che quest’anno l’hanno scelta per aiutare il paese, cioè se stessi. Un piccolo ma fiero esercito di modesti statali, autori junior di Mediaset, partite Iva, habitué del Gargano, che hanno devoluto le proprie vacanze all’Italia e se la sono presa in saccoccia, ritrovandosi ora detestati dai continentali che li vorrebbero quarantenare in mare, e dai sardi, che per colpa loro si ritrovano infettati e temono la ripercussione razzista, temono che si faccia della Sardegna un’isola di appestati, così come negli anni Ottanta se ne fece un’isola di sequestratori (l’orrido coretto “Sardi ritornate nel Sardistan” usava nel 1989 e sappiamo tutti che non ha mai davvero smesso di nuotare nell’aria).

     

Tuttavia, amici delle Sardegne, non crucciatevi: oggi tocca a voi ma domani potrebbe toccare alle Lucanie, il Covid non risparmia nessuno, ci frega tutti, non c’è nostra menzogna che non faccia prestamente in modo di ritorcerci contro, la più odiosa di tutte è quella che ci siamo raccontati quando eravamo a casa e cantavamo l’inno nazionale sul balcone e dicevamo d’essere coesa comunità nazionale. Otto settimane dopo siam qui a un passo dal dirci che forse per combattere questo virus dovremo radicalizzare la devolution, impedire i matrimoni misti tra settentrionali e meridionali e chiudere frontiere, porti, tutto. A proposito di porti, attendiamo le saggezze di coloro che ritengono che i migranti siano vettori di Covid, ora che gli untori scendono dalle barche a vela che li hanno traghettati non dalla Libia alla Sicilia, ma dagli isolotti sardi ai night club. Nei limiti del night, nell’etica del night.

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