Il sequestro della stazione dei carabinieri di Levante di Piacenza, dopo che sono state scoperte le attività ignobili dei militari di stanza è già di per sé un fatto straordinario. Non lede l’onorabilità dell’Arma, come dice il comandante? Naturalmente i reati sono sempre personali, e quindi dal punto di vista giudiziario saranno chiamati a risponderne coloro nei confronti dei quali saranno raccolte prove di illeciti commessi direttamente o agevolati da una mancata sorveglianza.

Il sequestro della stazione dei carabinieri di Levante di Piacenza, dopo che sono state scoperte le attività ignobili dei militari di stanza è già di per sé un fatto straordinario. Non lede l’onorabilità dell’Arma, come dice il comandante? Naturalmente i reati sono sempre personali, e quindi dal punto di vista giudiziario saranno chiamati a risponderne coloro nei confronti dei quali saranno raccolte prove di illeciti commessi direttamente o agevolati da una mancata sorveglianza.

Ma non c’è solo l’aspetto penale: la domanda che ci si pone è come sia potuto succedere che per un lungo periodo alcuni militari, convinti di godere di qualche forma di impunità, abbiano potuto commettere una serie impressionante di violenze, di malversazioni, di attività di spaccio? Non si tratta soltanto, a questo penseranno le inchieste della magistratura e della stessa arma dei carabinieri, di identificare le responsabilità dei superiori che non hanno visto o non hanno voluto vedere nulla. Quello che bisognerebbe capire è se il sistema gerarchico, tipico di un’organizzazione militare, è adeguato o se si è determinato un rilassamento nelle cui pieghe si sono potute inserire le attività criminali di cui sono accusati i militari della stazione di Levante.

In una grande struttura ci possono essere deviazioni e inefficienze. Ma in un organismo militare vige una disciplina interna che dovrebbe essere in grado di identificare rapidamente e sanzionare immediatamente comportamenti anomali. E’ su questa disciplina, che è l’ossatura di ogni struttura gerarchica, che tutti dovrebbero riflettere, a cominciare naturalmente dai vertici dell’Arma. Una disciplina formale e formalistica probabilmente è stata osservata, ma quella che serve davvero, che è fatta di responsabilità e di controllo, invece pare carente.

Quello di Piacenza è un caso limite, sarebbe sciocca qualsiasi generalizzazione, ma è anche il sintomo di qualche difetto del sistema che va al di là della responsabilità penale dei singoli. Gli italiani hanno, giustamente, stima e rispetto per i Carabinieri: perché questo sentimento non venga tradito è necessario correggere errori del sistema, non solo, com’è ovvio, punire i responsabili diretti.