Il caso nella Capitale

“La Regione Lazio ci impedisce di aprire”. Parla il titolare dell'ex cinema Metropolitan

Gianluca De Rosa

L’ex cinema di via del Corso è abbandonato da 12 anni. Un anno fa il Campidoglio ha sottoscritto un accordo per riqualificarlo: nel nuovo spazio commerciale resterebbe una sala da 99 posti, 7 milioni andrebbero al comune. Ma serve l'ok della regione 

Cinque vetrine a un passo da piazza del Popolo abbandonate da 12 anni potrebbero diventare una botique di lusso, una sala cinematrografica a disposizione del comune di Roma per quattro mesi l’anno e fruttare sette milioni di euro per riqualificare altri tre cinema. Dal progetto sembrano vincere proprio tutti. Eppure l’ex cinema Metropolitan resta chiuso. Nonostante il piano – che prevede anche l’assunzione a tempo indeterminato di 60 addetti – sia stato approvato dalla giunta capitolina, ratificato dall’Assemblea capitolina e abbia anche passato con i pareri positivi di comune, sovrintendenza e regione lazio la conferenza dei servizi, su via del Corso le serrande restano abbassate.

Da più di un anno, infatti, la Regione Lazio non sottoscrive l’accordo, l’ultimo fondamentale passaggio che darebbe il via ai lavori di riqualificazione. Che cosa sta succedendo? “Piacerebbe capirlo anche a noi, ma dalla Regione Lazio nessuno ci risponde”, dice oggi al Foglio Morris Attia, titolare della Dm Europa la società immobiliare che ha acquistato le mura del vecchio cinema per ristrutturarlo e darlo in gestione a un brand. “Adesso abbiamo interrotto le interlocuzioni con le aziende interessate allo spazio perché per colpa di questa situazione abbiamo già fatto due brutte figure con società internazionali e vogliamo evitare di replicare. Intanto però abbiamo cominciato a riqualificare l’area, riportando la facciata al suo aspetto originale, con il supporto di residenti e commercianti, due categorie che non sempre vanno d’accordo”. E però il progetto non parte. “Nell’ultimo anno – racconta – abbiamo inviato in Regione già tre solleciti, un invito ad adempiere e una diffida, ma non è servito a niente. Negli ultimi mesi abbiamo cercato almeno di ottenere un appuntamento con gli uffici, ma anche in questo caso nessuna risposta”.

Dalla Regione sollevano una questione: nei progetti di riqualificazione delle sale cinematografiche il piano regolatore prevede che il 30 per cento soltanto sia riservato alla parte commerciale, mentre il restante 70 per cento debba essere destinato ad attività culturali. Proporzioni non in linea con il progetto di riqualificazione del Metropolitan che lascerebbe alla sala cinema solo il 14 per cento della superficie del negozio. “Non è questo il caso”, sottolinea però Attia. “La Regione avrebbe ragione se parlassimo di un normale intervento di riqualificazione di un cinema ancora in attività senza modifica al piano regolatore, e che dunque non ha bisogno né di una variante al piano, né di un accordo di programma, né di una conferenza dei servizi. Ma questo progetto va in deroga al piano regolatore per riqualificare un cinema dismesso da 12 anni. Proprio per questo noi paghiamo 7 milioni di euro di oneri, per lasciare all’interno del locale una sala cinematografica al servizio del comune per quattro mesi all’anno e riqualificare altri due cinema in altre zone della città (Airone e Apollo ndr). Se fosse un intervento diretto di questi soldi non ci sarebbe alcun bisogno, come non ci sarebbe bisogno dell’impegno ad assumere 60 dipendenti”.

La trasformazione delle sale cinematografiche in locali commerciali è un tema molto sentito dal Pd romano. Domani in Assemblea capitolina si discuterà una mozione dem per porre un vincolo di destinazione ad uso culturale su tre sale (Adriano, Ambassade e Atlantic). Insomma, più che la burocrazia a bloccare il progetto di riqualificazione dell’ex Metropolitan sembrerebbe essere la politica. “Non so" dice l’imprenditore. “Ad ascoltare le dichiarazioni di alcuni assessori a me pare di capire che anche la nuova giunta comunale è favorevole, proprio per questo francamente non capisco: questo progetto è stato approvato da tre giunte diverse, Alemanno, Marino, Raggi. La conferenza dei servizi si è conclusa con i pareri positivi di tutti, Regione compresa. Il problema politico forse avrebbero dovuto affrontarlo prima... comunque se ci fossero delle perplessità dovrebbero almeno risponderci, non si può latitare in questo modo per un anno e mezzo, faremo valere i nostri diritti in tutte le sedi, ma non dovrebbe essere questa la strada”.

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