La protesta dei lavoratori di Alitalia, in piazza a Roma (Ansa)

In piazza a Roma

Sotto il Campidoglio va in scena il carnevale della protesta

Gianluca De Rosa

Alitalia, cassamortari e lavoratori del teatro dell’Opera manifestano. Palazzo Senatorio si ritrova preso letteralmente d’assalto da questo circo pazzo del dissenso

La scalinata che porta al Campidoglio è presidiata dai poliziotti in assetto antisommossa. Tutto intorno all’arce capitolina, e fino a sotto palazzo Senatorio, invece, si protesta. Trombe, carri funebri e modellini d’aeroplano. Un trittico di manifestazioni con partecipazione, toni e istanze totalmente diverse tra loro: i musicisti del teatro dell’Opera, i titolari delle agenzie funebri e i lavoratori dell’Alitalia.

 

Per una giornata palazzo Senatorio si ritrova preso letteralmente d’assalto da questo circo pazzo della protesta, un miscuglio di volti che tra loro non ci azzeccano nulla: il compagno Marco Rizzo e il cassamortaro, la ballerina del Costanzi e l’hostess, la pietà della vedova disperata che piange per il marito la cui salma attende da più di un mese la cremazione e quella elemosinata da mamma e papà, “famiglia lavoratori Alitalia”, che portano i tre bimbi in piazza con le magliette con su scritto “Non spezzateci le ali”. Per fortuna a fare da trait d'union almeno tra due delle tre manifestazioni ci pensa il tema della morte: quella vera, offesa dal Comune che lascia i morti di Roma senza sepoltura portando a manifestare persino le pompe funebri, e quella metaforica della hostess con uniforme Alitalia che si sdraia in mezzo a piazza del Campidoglio su un drappo rosso con affianco una bara riempita per l’occasione di adesivi con la bandiera europea, su cui si schianta un modellino d’aeroplano Alitalia.

 

 

A piazza Bocca della Verità dove la Questura di Roma ha deviato i cassamortari per evitare troppo casino, al clima funebre mancano giusto i nuovi cestini di Ama. Quelli in versione urna che hanno ricordato a tutti come la municipalizzata capitolina si occupi non solo di monezza, ma anche di cimiteri. Male d’entrambi sennò non saremmo qui: nelle camere mortuarie dei cimiteri capitolini ci sono 2mila salme accumulate, non è più possibile fare cremazioni perché per sbrigare la pratica d’autorizzazione Ama e Campidoglio sono arrivati ad impiegare anche 50 giorni. Corone d’alloro appese lungo tutto il perimetro del tempio di Ercole vincitore e un carro funebre, sobrietà livello Casamonica, ricordano: “Scusate ma non ci consentono di seppelire i vostri cari”, firmato “Imprese funebri romane”. Qualcuno passando fa le corna (o peggio), ma forse bisognerebbe cominciare ad applicare la superstizione non al passaggio di un cassamortaro, ma a quello di qualcuno dell’amministrazione capitolina.

 

Intanto, dall’altro lato del colle che ospita il comune di Roma, lato via dei Fori imperiali, cominciano arrivare i lavoratori d’Alitalia, chi con l’uniforme, chi vestito normale, tutti comunque al grido: “Nessun taglio”. Verso le 14.30 sono già oltre 2mila persone. A salire su fino a piazza del Campidoglio sono autorizzate solo 200 persone che le sigle sindacali – Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb – si dividono tra loro. Si parla, si strombazza e si attende che l’Assemblea capitolina approvi finalmente all’unanimità un ordine del giorno per chiedere al governo di mantenere “Una solida compagna di bandiera che preservi i livelli occupazionali”.

 

I lavoratori d’Alitalia fanno senz’altro massa critica. I più eleganti però, non c’è dubbio, sono quelli del teatro dell’Opera. Arrivano tutti insieme fin sotto palazzo Senatorio per protestare contro la riduzione della pianta organica del teatro decisa dal sovrintendente Carlo Fuortes: musicisti, ballerini e coro. Prima suonano e cantano l’inno di Mameli, poi, mentre trombe e tromboni intonano le note dell’aria “Libiamo, ne’ lieti calici” della Traviata, uscendo da un’immaginaria quinta allestita sotto i portici di palazzo Nuovo, i ballerini sbucano in piazza danzando e regalando a fotografi e videomaker magnifiche piroette e saltelli. Un lavoratore del coro ci scherza su: “Certo se come protesta gli facciamo uno spettacolo così bello questi più che capire che siamo incazzati pensano che gli stiamo facendo un regalo”.

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