Un documentario francese racconta la storia del famoso quadro attribuito a Leonardo e pagato 450 milioni di dollari dal principe saudita. Ma la parte più bella è il finale, quando Mbs chiese al Louvre una perizia, e il quadro scomparve dalla circolazione
C’è Rinascimento e Rinascimento, direbbe quello là. E in effetti c’è anche una bella differenza di prezzo, tra un capolavoro del sommo Maestro e un’opera affascinante ma piuttosto manomessa e di mano di un qualche allievo. La storia del Salvator mundi attribuito a Leonardo, ma non ci crede praticamente più nessuno, è lunga e nota al pubblico, ma è avvincente come un romanzo giallo, e piena di dettagli inverosimili più di una fiction di prima serata. Anzi sarebbe la perfetta sceneggiatura per un gran mockumentary, non fosse tutta vera. La storia moderna di questo dipinto attribuito al bravo discepolo lombardo Boltraffio inizia quando negli anni 50 del Novecento stava appeso in una magione di Baton Rouge e comincia a diventare romanzesca quando, nel 2011, una mostra un po’ truffalda della National Gallery lo espose come autentico, fatto che ne propiziò nel 2013 l’acquisto incauto, per 127 milioni di dollari, da parte dell’oligarca russo domiciliato a Montecarlo Dmitri Rybolovlev.
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