Flos Flamma Flora, Primavera eterna ove il cielo interiore del Civis incontra il cielo urbico. E lì sta pur Minerva
Quando poi sono giunto in loco, ho potuto soltanto osservare l’involucro ligneo nel quale era conservato il ritrovamento archeologico: la cassa era traforata in due punti dai quali, con l’aiuto di un tempestivo raggio di Sole, fu possibile sentire più che vedere una presenza ancor vivida. Non mi spiacqui d’aver un po’ ecceduto in enfasi, preannunciando che “la Minerva salentina oggi mostra il petto; domani, chissà, potrebbe saettare di nuovo con i suoi occhi di civetta azzurrati e lucenti, propiziando così l’arretramento dell’oscurità e dei suoi numerosi seguaci”.
Oggi leggo su un giornale locale (quotidianodipuglia.it) che “lo scavo a Castro è bloccato per mancanza di fondi. Bisogna che il comune faccia un’altra richiesta di contributo alla Regione o che Bari decida per uno stanziamento speciale perché ciò che sta emergendo a Castro è talmente importante che non si può non continuare a scavare”. Il lamento proviene da Francesco D’Andria, l’archeologo che guida la volonterosa équipe impegnata a Castro. E’ assai spiacevole, ammettiamo. Ma deve esserci anche un significato più profondo, per questo repentino ritrarsi minervale, non basta spiegare il tutto con la leggendaria insipienza delle istituzioni locali e nazionali. E infatti… il medesimo prof. D’Andria confessa: “Proprio l’altro giorno sono stato all’Ambasciata turca a Roma, dove mi hanno spiegato che vogliono fare un grande progetto dedicato al mito di Enea, che è l’eroe fondatore della civiltà occidentale, ma anche un immigrato che veniva dalla Turchia e ha poi fondato Roma… il governatore della regione dove c’era l’antica Troia vuole valorizzare il mito di Enea e per farlo sta organizzando un incontro fra tutti i sindaci delle città dove l’eroe si è fermato. Sindaci, quindi, della Grecia, della Turchia, dell’Albania, dell’Italia, della Tunisia (ricordiamo la sua tappa a Cartagine) e poi della Sicilia e del Lazio. A settembre, quindi, è previsto questo incontro a Roma… sotto l’egida dell’ambasciata turca”. Enea immigrato turco? E, peggio mi sento, un incontro a Roma, sì, ma sotto l’egida asiatica? Come non ricordare che l’egida, la lucente pelle caprina donata da Giove, è l’attributo e lo scudo protettivo di Minerva
Ma per ridestarsi, per nettare la mente, occorre il fiore fiammeggiante di Flora, di cui oggi culmina il ciclo festivo. Dobbiamo dunque cantare con il migliore Ovidio: “Vel quia purpureis collucent floribus agri, / lumina sunt nostros visa decere dies; / vel quia nec flos est hebeti nec flamma colore, / atque oculos in se splendor uterque trahit… (Fasti, V). Questa la traduzione maggiormente indicata, luminosa secondo misura: “O perché di fiori purpurei rilucono i campi, / s’opinò che ai miei dì di festa si confacessero le faci; / o perché né fior né fiamma sfuggente hanno il colore, / e l’uno e l’altra allettano l’occhio di splendore…”.
FLOS FLAMMA FLORA
Splendore, luce che emana dal vivente, dagli astri, dall’astro Terra, dalla rerum natura, dall’Urbe, dal Tutto… E quando diciamo dal Tutto vi comprendiamo l’Uomo. Abbiamo scritto Uomo con la U maiuscola, cioè il Vir, il Civis nel cui cuore ardono i cinque flammei petali della Rosa, quella Virtus che anima la mente senza macchia e informa l’impersonale agire. Il compimento.
Quando l’immagine dentro riluce, Flos Flamma Flora, nell’interiorità dell’Uomo si realizza il cielo e nell’Urbe la Pax Deorum; in questo compimento il cielo interiore del Civis e il cielo urbico, un tutt’uno, si congiungono agl’infiniti cieli. La divina Imago interna colluce con l’Effigies della Natura, con le esterne sembianze, anch’esse divine.
FLOS FLAMMA FLORA
LA PRIMAVERA ETERNA