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contro mastro ciliegia

In carcere non basta neanche Dio

Maurizio Crippa

Nel penitenziario di Avellino alcuni detenuti hanno aggredito il cappellano. Cioè una delle persone a cui di solito i reclusi chiedono un aiuto. La situazione è ormai "insostenibile". Affollamento e non solo. Così grave che sembra non ci sia più nemmeno Dio a cui affidarsi

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Non è davvero il caso di evocare le solite battute sceme sulla notizia dell’uomo che morde il cane, la notizia parla da sé e ha la lingua amara della disperazione e dell’impotenza (impotenza voluta, cercata, forse dalla politica persino coltivata). La notizia, fonte Rainews, è che padre Christian, cappellano del carcere di Avellino, una delle persone su cui noi “di fuori” carichiamo la nostra fiducia distratta (ci penseranno loro) è stato aggredito da alcuni detenuti; una ispettrice della Polizia penitenziaria che ha cercato di difenderlo è stata anche lei aggredita. “La tensione nel carcere di Avellino  è arrivata a livelli insostenibili, così come il carico di lavoro degli agenti che devono gestire un affollamento che ha superato il 121 per cento”, ha detto il coordinatore regionale del sindacato, Orlando Scocca. Insostenibile, sì, se anche la persona cui di solito si chiede aiuto, o un piccolo favore, diventa il terminale di una rabbia impotente. Nei primi tre mesi del 2024 ci sono già stati 28 i suicidi nelle carceri italiane. Un tasso di suicidio 20 volte superiore a quello generale della popolazione. E anche affidarsi a Dio sembra inutile.

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