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contro mastro ciliegia

Maria Fida Moro, che possa riposare in pace

Maurizio Crippa

Possa trovare la pace che le era stata strappata in vita dall'assurda violenza terrorista. Mai arresa, mai accondiscendete, mai convinta, alla ricerca sempre di una verità maggiore. Ma non un "pezzo del mistero del caso Moro"

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Riposi in pace, che possa trovare la pace che le è stata sottratta in vita, dalla vicenda che ha strappato la sua vita e della sua famiglia. Questo e solo questo è giusto dire, nessun riassunto e nessun giudizio, per Maria Fida Moro, figlia primogenita che era già madre di Luca, in quei giorni, il nipotino amato cui il prigioniero dedicò frasi strazianti nelle sue lettere. Mai arresa, mai accondiscendete, mai convinta, alla ricerca sempre di una verità maggiore, ha riversato nell’impegno civile e politico il dramma che Anna, Agnese, Giovanni hanno portato ognuno in modo diverso. Lei arrivando a perdonare Barbara Balzerani, Agnese a chiamare i brigatisti “amici difficili e preziosi”. Non si dicano però frasi fatte e mendaci del tipo: con lei se ne va un pezzo del mistero del caso Moro.

Se ne va, anzi resta più evidente di prima, il mistero della violenza subita e della violenza compiuta, e di una vita che ne è stata segnata.  Quando fu trasmessa la discutibile serie di Marco Bellocchio Esterno notte, con la consueta ruvida energia disse una cosa che si può tenere per definitiva: “O si decide che siamo personaggi storici, e allora si rispetta la storia, o si decide che siamo personaggi privati e allora ci si lascia in pace”. Possa riposare in pace.

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