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Contro mastro ciliegia

Rosa e Olindo, soliti sospetti

Maurizio Crippa

Del delitto di Erba colpisce il muro di colpevolezza che si erge inscalfibile. Sul caso Moro hanno fatto cinque processi, eppure i colpevoli erano più evidenti. Come per Garlasco, per Yara, per Cogne, indagini forzate e fatte male aprono poi ai dubbi sui processi. E' grave per Rosa e Olindo, ma è grave per tutti noi

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Di Rosa e Olindo colpisce sempre questo: che sono i colpevoli perfetti, persino o prima del delitto. Perché come narrativizzò Pino Corrias portavano la colpa della Brianza, dei danè, del leghismo e di Radio Maria. Ma colpisce anche questo: quasi vent’anni dopo, appena se ne parla si alza il muro di Berlino della colpevolezza, senza se e senza revisione (senza remissione). E questo in un paese che per Moro ha celebrato cinque processi, sebbene fosse un caso tanto più semplice: sono state le Br. Per Rosa e Olindo nemmeno l’ipotesi del dubbio è ammessa, Erba è la comfort zone dei mostri in gattabuia. Non che si sia per forza innocentisti, chi lo sa, ed è chiaro che difficilmente avranno la revisione. Un po’ perché la materia è friabile, e molto più perché giudice non mangia giudice. Eppure Erba è uno dei casi, dei troppi casi, in cui prima ancora della valutazione del processo i colpevoli sono stati forgiati da indagini incomplete, o fatte male, o forzate, o che lasciano scoperti buchi senza toppa nel fondo dei calzoni. Quel riconoscimento nato in seconda battuta, i pasticcetti della scientifica. Come per Garlasco, per Yara, per Perugia, per Cogne. Un paese in cui le indagini si fanno male si espone poi al dubbio sulle sue sentenze. E’ grave. Per Rosa e Olindo e non solo per loro.

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