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contro mastro ciliegia

L'ipocrisia della Gazza su Sinner

Maurizio Crippa

Adesso che ha vinto la Davis sulla Gazzetta dello Sport l’editore in persona giura amore e giubilo per Jannik. Ma prima il giornale rosa lo criticava

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Ieri ho conosciuto una persona, e la prima cosa che mi ha detto è stata: “Sono putiniana e no vax”. Ho pensato: minchia!, come direbbe Littizzetto. Poi ho pensato che a me Djokovic è sempre stato simpatico, l’ho pure scritto, soprattutto quando litigava con gli australiani, popolo di vaccinati carcerieri. Sinner invece mi era sempre sembrato un po’ di legno, per quanto cirmolo della Pusteria, ma adesso che ha vinto la Davis si scioglierà. E va bene la festa, ma quel che sembra un po’ troppo sgangherato, troppo italiano, è il baccano che hanno fatto i tifosi a Malaga, mancavano solo le vuvuzelas, per uno sport in cui pure l’eccitazione richiede aplomb. Sono così, gli italiani: e sono gli stessi che fino a qualche mese fa accusavano Sinner di essere scarso e anzi nemmeno italiano. Del resto a guidarli c’era la bibbia del populismo sportivo, la Rosa, che per mesi ha montato una campagna a suon di “Non si fa”, “decisione deludente e banale” e “quanto pesano quei no” quando non aveva partecipato a una gara di Davis. Insomma un traditore. Ma siccome la memoria è una gazza ladra, ieri sul giornale rosa c’era l’editore in persona a giurare amore e giubilo per Jannik. Minchia!, direbbe Littizzetto.

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