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contro mastro ciliegia

Barabba, non un influencer

Maurizio Crippa

Stefano Massini su Repubblica racconta a modo suo il "black-bloc" che fu liberato al posto di Gesù. Oggi con i suoi like il popolo lo condannerebbe ancora. Ma la domanda "autentica" di Barabba resta quella immaginata per lui dallo scrittore Lagerkvist:  chi era mai, quell'uomo che è morto al posto mio?

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Gli ambrosiani chiamano “settimana autentica” quella che per tutti gli altri è invece “settimana santa”. Pure per Repubblica, si direbbe, se ha deciso di pubblicare ogni giorno un racconto su un protagonista di quegli eventi. Autentica forse è pretendere troppo, visto il modo con cui Stefano Massini affronta il primo, Barabba. Che per lo scrittore diventa “una specie di profeta guerrigliero, un black-bloc urlante”, quasi un influencer che oggi farebbe “strage di like”. Un profeta dell’odio, e siccome al popolo piace l’odio, anche se lo chiama amore, il popolo scelse lui. E a Gesù lasciò il Crucifige. “A quelli come lui si deve se Cristo è finito in croce”. Più o meno sì (del resto anche il professor Ratzinger interpretò Barabba come una figura simbolica, la via dell’amore e quella della violenza), ma non così autentico.

 

Non si “deve” a quelli come lui, ma fu invece “per” quelli come lui. Come noi. C’è un romanzo di un premio Nobel, Par Lagerkvist, che si intitola Barabba e si fa l’unica domanda davvero interessante. Immagina la vita “dopo” del brigante o ribelle (o influencer). Come sarà trascorsa, se non a interrogarsi per capire chi fosse quell’altro, quello che morì al suo posto? Domanda autentica, senza bisogno di essere santa.

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