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Contro mastro ciliegia

Che fai mi processi? Gianfranco Fini e la giustizia ridotta a orologio rotto

Maurizio Crippa

Il leader di An, i Tulliani's, Montecarlo e altro inutile passato. Il grottesco gorgo spazio-temporale di un'inchiesta che quindici anni fa sembrava un detonatore politico

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Davvero non ci ricordavamo più dell’appartamento a Montecarlo, Boulevard Princesse Charlotte 14, lascito della contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza nazionale (altro nome che riesplode dal nulla come l’eco di un petardo) che per un imprecisato tempo sembrò in grado di far cadere una Repubblica, la già scalcagnata Seconda, almeno a giudicare dalla bava che sbavava delle colonne del Giornale, falange armata del Cav. Non ci si ricordava più nemmeno di Elisabetta Tulliani e imbarazzante famiglia, né di Gianfranco Fini costretto ad ammettere di essere stato “un coglione”, e parlava della compagna e della parentela. A essere sinceri, non ci si ricorda più nemmeno che ci sia stato uno scontro, che all’epoca sembrò persino grave, tra il Cav. e l’uomo che avrebbe voluto ereditarne il regno, non un bilocale.

 

Di tutto questo ha costretto a ritrovare memoria l’assurdo, grottesco gorgo spazio-temporale di una giustizia ormai ridotta a orologio rotto. È iniziato, 2023, un processo che vede Fini alla sbarra per via di un’inchiesta del 2016 relativa ai Tulliani’s per fatti che risalgono al 2008: quindici anni fa, quando appunto Fini fu turlupinato per la vendita del pregiato immobile di partito. E per una storia archiviata nel 2015, e stupida già allora (“coglione”) che fai ora, lo processi?

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