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Contro mastro ciliegia

Digiuno poco repubblicano

Maurizio Crippa

Le stravaganti nozioni dei gourmet di Gusto di Rep. sulle presunte restrizioni alimentari imposte ai cattolici nel periodo che precede la Pasqua. No, non sono "quaranta giorni detox" e nemmeno una dieta "ittio-vegana”

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Vogliamo rassicurare anche i più rigidi censori della morale, tipo quelli di Gusto di Repubblica: noi cattolici non abbiamo mai “scalato la montagna con le infradito”, come Gianni Cuperlo. Il Catechismo, che non è un manuale di autolesionismo come il regolamento delle primarie del Pd, non ha mai imposto prove così gravi. E anche sul piano alimentare, le rinunce per la Quaresima non sono quelle immaginate dagli stravaganti gourmet nelle cucine di Rep. Non è vero che “nei 40 giorni che precedono la Pasqua storicamente ci si astiene dalla carne” e che anzi sarebbero vietati pure “latticini e stravizi vari”. Passi per gli stravizi, ma il formaggio non è bandito, né la carne: l’obbligo di astenersi c’è solo il Mercoledì delle ceneri e il Venerdì santo. Dove abbiano visto la dieta “che oggi la chiameremmo ittio-vegana” e i “quaranta giorni di puro detox” non si sa. I casi sono tre: o si sono confusi con la “Quaresima green” che prescrive di spegnere il gas, lanciata da qualche confuso teologo; o nel giornale fondato dal caro amico di Bergoglio hanno sottomano solo catechismi tradizionalisti, e sarebbe scoperta indigesta. O non distinguno tra Quaresima e Ramadan, e questo è poco ma sicuro.

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