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contro mastro ciliegia

Ogni mattina Provenzano sa che deve spararla grossa

Maurizio Crippa

Dal Salone di Torino "occupato" dal governo agli editori dei giornali che, secondo lui, non ossono vendere

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Ogni mattina Peppe Provenzano si sveglia e sa che deve sparare la qualunque. Ma non Cetto, che al confronto era maestro di Realpolitik. Il combattivo vicesegretario del Pd, oggi impegnato nel sostegno della candidatura Schlein, è del resto convinto che le idee debbano bruciare (ha scritto La sinistra e la scintilla). Così due mattine fa, Paolo Giordano aveva annunciato la rinuncia alla candidatura al Salone del libro, con i consueti toni garbati, e Provenzano accende Twitter: “Il ritiro della candidatura rivela scenari inquietanti. La destra di #Meloni vuole riscrivere la storia d’Italia (riabilitando l’Msi) e le scalette di Sanremo. Dal governo vuole occupare la Rai e ora anche il Salone di Torino?”. Inquietanti. Arriveranno i balilla? I marziani?

 

Ieri era il turno dei giornali. E lui già lì come lo strillone del popolo: “Solidarietà alle giornaliste e ai giornalisti del gruppo Gedi in sciopero. L’art 41 della Cost. afferma che l’iniziativa privata è libera, ma che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale. Così, l’informazione non può piegarsi a mere logiche di mercato, è democrazia”. La stravagante idea che un editore non possa vendere non passerebbe inosservata manco al congresso del Pd. Dove al massimo, come ai bei tempi dell’Unità, qualcuno gli chiederebbe: “Peppe, e chi paga”?

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