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Contro mastro ciliegia

La capsula radioattiva al 41-bis e altre boiate

Maurizio Crippa

Per giorni i media di distrazione di massa ci hanno assillati con la storia della capsula smarrita in Australia. Bene, era pericolosa come un dito in un occhio, e alla fine l'hanno ritrovata: era lì, al bordo della strada, innocua come non si fosse mai mossa dal 41-bis

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Quando non hanno da immaginare scenari da Piano Solo nell’appartamentino di Bibì Donzelli e Bibò Del Mastro; quando non hanno nuove amanti del boss da svelare; quando anche l’idiozia “Djokovic è un campione ma doveva vaccinarsi” ha finito di rompere le balle, i media italiani che non sanno più a che arma di distrazione di massa votarsi si buttano sulla qualunque. Ad esempio per una settimana ci hanno sbomballato con la storia della capsula radioattiva che un camionista della Rio Tinto s’è perso per la strada in Australia. “La capsula letale” è stato il titolo più strombazzato, giusto perché i titolisti non hanno più il talento necessario a evocare The day after, Fukushima o altri top of the pops radioattivi. Era un “minuscolo contenitore di cesio-137”, largo 6 millimetri e lungo 8. E se si andava oltre il titolo si scopriva che: “Si stima che restando per pochi istanti vicino alla capsula si riceva una quantità di radiazioni equivalente alla radioattività naturale (cioè derivante da qualunque altra fonte ambientale non pericolosa) che in Australia si incamera di solito in un anno”. Non proprio un missile di Putin. Bene. L’hanno incredibilmente ritrovata. Era lì tranquilla, al bordo della strada. Inoffensiva come non si fosse mai mossa dal 41-bis.

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