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Contro mastro ciliegia

I neolibberisti e The last of us

Maurizio Crippa

La paura della fine del mondo ha un misuratore migliore delle serie tv: è l'Orologio dell'Apocalisse, creato nel 1947 per metterci in allarme sul rischio di catastrofe atomica. Quest'anno mancano 90 secondi. Però sorpresa: gli anni più sicuri per il pianeta furono i Novanta: quando trionfavano i "neolibberisti". Ditelo al Pd, che si rilassino

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Si capisce dal primo episodio (un po’ boring: venti minuti per entrare in argomento, Fuga da New York ce ne metteva tre) che The last of us (la serie, il videogioco va da sé) piace tantissimo alle generazioni più giovani: quelle che, se esistesse ancora la psicologia del profondo invece degli algoritmi, sono le più preoccupate per le catastrofi, le pandemie, il mondo post climatico. A chi ha attraversato senza troppi traumi la Guerra fredda e la Summer of Love frega decisamente meno. E, più che l’età, è una certa assuefazione (boring) alle “fini di mondo” troppo annunciate. Così fa un po’ sorridere l’allarme, quasi fosse una novità, per l’annuale comunicazione di come stanno messe le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse, la misurazione  ideata nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists per renderci edotti su quanto manca, in base ai complessi calcoli e ipotesi, alla “mezzanotte”, la fine. All’inizio, le lancette erano state poste alle 23 e 53, e si calcolava solo il rischio nucleare. Ma da quando sono stati inseriti altri fattori, tipo il climate change, la situazione è peggiorata. Quest’anno siamo a un minuto e trenta dalla fine. I momenti di maggior lontananza dalla catastrofe furono negli Anni ’90, quando trionfava il “neolibberismo”. Ditelo a quelli del Pd, che si rilassino un po’. 

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